Cronache

Una risata seppellirà gli italiani in coda per poter risorgere

È boom di corpi ibernati in attesa che la scienza li faccia rivivere. E tra i "sognatori" anche un nostro connazionale

Una risata seppellirà gli italiani in coda per poter risorgere

C'è gente che proprio non si rassegna, che proprio non ce la fa ad accettare questa idea fetente della morte, l'ultimo sospiro, il buio, tanti saluti e buonasera. Dubitando fortemente persino di Dio, che nel suo piccolo ha promesso la resurrezione gratuita di tutti quanti, anima e corpo come nuovi, in una felicità finalmente perenne, non avendo cioè nessun contratto in mano, niente di scritto, niente di sicuro a livello notarile, questi irriducibili dell'esistenza non badano a spese e pagano fino a 150mila euro l'idea consolatrice di avere una seconda possibilità. Più avanti, prima o poi, chissà quando.

Molto vaga, come proposta. Ma d'altra parte l'incertezza sul rientro dalla spesa è nella natura di qualsiasi investimento. Sono scommesse. Questa è la più avventurosa di tutte, sicuramente, neanche a parlarne. Nell'attesa di vincerla, cioè di essere rimessi in moto come i surgelati, una sbollentata e via freschi come rose, i cocciuti sognatori dell'eternità si assicurano un certo numero di anni, magari cento, magari duecento, a seconda di come progredirà la scienza, diciamo così in un affascinante soggiorno d'attesa: immersi dentro enormi barattoloni pieni d'azoto, a testa in giù, 196 gradi di gelo. Una bellezza: conservati come sottaceti aspettando che qualcuno nei giri della scienza si decida finalmente a inventare la resurrezione.

Non sono idee balorde da filmoni dozzinali. È un sogno diffuso, sempre più diffuso, e incidentalmente è anche un business in netta crescita. Si sapeva dei due centri specializzati in America, ma recentemente hanno aperto gli sportelli anche i concorrenti russi. Duemila i clienti prenotati. Già duecento i salmoni conservati sotto azoto, in attesa del dolce risveglio. Tra questi, un italiano, perché non si dica che non siamo all'avanguardia: è un imprenditore morto a 75 anni, già in salamoia da un paio d'anni. Spiega il suo amico Giovanni Ranzo, insegnante romano 55enne, pronto a seguirlo non appena ne avrà i requisiti necessari: «L'ibernazione per me è l'unica alternativa all'estinzione».

Non è ben chiaro se questi umani pretendano di rientrare in campo nel secondo tempo solo perché il primo l'hanno giocato malissimo, oppure perché l'hanno giocato talmente bene che proprio non sopportano l'idea di finirla lì. Sono verosimili tutte le supposizioni. D'altra parte questa lotta contro la morte è vecchia come il tempo. I saggi dell'antichità, da Socrate a Seneca, hanno provato a convincere la gente che la morte va accettata come la vita, perché fa parte dello stesso disegno naturale. Per quanto siano amati, studiati e riletti, su questo specifico aspetto i grandi pensatori non sono risultati però così convincenti. I loro simili, a dirla tutta, non se la sono mai bevuta a cuore leggero: consigli sulla vita ne hanno sempre accettati, sulla morte proprio no. Troppo forte quell'ossessione, quell'incubo, quella paura. Nella letteratura ci sono celebri personaggi che sono arrivati a vendersi l'anima, per garantirsi qualche raccomandazione ultraterrena. Ma risultati, bisogna essere sinceri, pochini. Presto o tardi, finora se ne sono andati tutti e nessuno è tornato a raccontarla. A parte nostro Signore, ovvio, ma stiamo parlando di un fuoriclasse assoluto. Per tutti gli altri, soltanto la solenne promessa di seguirlo a ruota, più avanti. Prevista comunque la procedura standard: lunghi tempi d'attesa, senza possibilità di saltare le code oliando le ruote giuste, poi un bel giorno la ricompensa generale, tutti risorti in un nuova luce, senza pene e senza affanni. Ma diciamolo onestamente: questa sì, per quanto tosta da credere, è una signora prospettiva. Se ricominciare si deve, patti chiari e amicizia lunga: si ricomincia in un altro modo, basta valli di lacrime, lutti, dolore e tutto quanto il resto.

Non sono sicuro che lo stesso scenario attenda i sottaceti «crioconservati». Qualcuno può forse garantire che un giorno li rimetterà in piedi, ma nessuno può dare garanzie sull'ambientino che si ritroveranno. Nascere la seconda volta può essere una brutta sorpresa e un pessimo affare.

Nel dubbio, la prima può bastare.

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