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Rischio impeachment, un fedelissimo di Trump per fermare il Russiagate

Whitaker alla Giustizia per le sue posizioni contro l'inchiesta: "È una caccia alle streghe"

Rischio impeachment, un fedelissimo di Trump per fermare il Russiagate

New York Sono bastate poche ore dal risultato delle elezioni di Midterm e Donald Trump è immediatamente passato al contrattacco. Mentre analisti e commentatori ridisegnavano la mappa del nuovo Congresso, il presidente americano ha preso tutti in contropiede, silurando il ministro della Giustizia Jeff Sessions. Spostando così l'attenzione dall'esito del voto e del referendum sul suo operato al nuovo corso dell'amministrazione Usa. L'addio di Sessions era nell'aria da mesi, e lo stesso Trump aveva lasciato intendere che sarebbe arrivato dopo il voto di metà mandato: «Le amministrazioni generalmente effettuano modifiche dopo il Midterm - ha detto il tycoon durante un comizio - La mia probabilmente rientrerà in questa categoria». Dopo che Sessions ha rassegnato le dimissioni «su richiesta di Trump», il presidente ha twittato: «Ringraziamo il ministro e gli auguriamo il meglio», annunciando che Matthew Whitaker, capo di gabinetto dell'ex senatore dell'Alabama, sarà temporaneamente numero uno della giustizia ad interim.

Sessions già dalla campagna elettorale del 2016 era diventato un importante consigliere di Trump, ma il Commander in Chief non lo ha mai perdonato per aver fatto un passo indietro sul Russiagate aprendo la strada alla nomina del procuratore speciale Robert Mueller. Da quel momento The Donald non ha esitato a usare toni durissimi contro di lui, definendolo «una persona molto debole» e una «disgrazia». La sua sostituzione con Whitaker, che ora potrebbe subentrare al numero due Rod Rosenstein nella supervisione del Russiagate, ha scatenato un'ondata di critiche da parte dei democratici e dei media, secondo cui sarebbe una mossa per arrivare al controllo dell'inchiesta. Soprattutto perché il nuovo ministro ad interim, fedelissimo del tycoon, in passato si è detto a favore di un taglio dei fondi per gli accertamenti e di una limitazione del loro raggio d'azione. Oltre ad aver definito l'indagine una «caccia alle streghe», le stesse parole utilizzate a più riprese dal presidente.

«È impossibile leggere il licenziamento dell'attorney general Sessions come qualcosa di diverso da un altro spudorato tentativo di Trump di minare e mettere fine all'inchiesta del procuratore speciale Mueller», ha attaccato la leader dem alla Camera, Nancy Pelosi, invitando il Congresso ad intervenire per proteggere il lavoro di Mueller, e chiedendo Whitaker a ricusarsi «per le sue precedenti minacce di minare e indebolire l'indagine». Fonti vicine a Whitaker, però, hanno fatto sapere che lui non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Intanto, secondo una fonte della Cnn, il team di Mueller avrebbe iniziato a stilare il rapporto finale dell'inchiesta, premendo sull'acceleratore nel timore che il procuratore generale sia la prossima «vittima» di Trump.

Quel che è certo, secondo i bene informati, è che nei prossimi giorni seguiranno altre uscite, per quello che si preannuncia come un profondo rimpasto dell'amministrazione Usa. Tra chi potrebbe far le valigie ci sono il ministro della Difesa James Mattis, il segretario all'Interno Ryan Zinke, il segretario al Commercio Wilbur Ross e il segretario alla Sicurezza interna Kirstjen Nielsen, mentre già annunciato è l'addio dell'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, che lascerà l'incarico alla fine dell'anno.

Tra i papabili sostituti a lungo termine di Sessions, invece, ci sono l'ex governatore del New Jersey Chris Christie e l'attorney general della Florida, Pamela Bondi, e l'ex sindaco di New York e legale di Trump, Rudy Giuliani.

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