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Il rischio di perdere 49 milioni per una sentenza non definitiva

La contromossa per salvare la cassa: già depositato statuto e simbolo nuovi slegati dalla vecchia Lega

Il rischio di perdere 49 milioni per una sentenza non definitiva

La conseguenza immediata dell'autorizzazione al sequestro di tutti i beni della Lega potrebbe essere la scomparsa del partito. Con l'apertura di uno scenario, disegnato da retroscena e spifferi di palazzo, che vedrebbe Matteo Salvini leader di una formazione unica di centrodestra senza più legami con il Carroccio. Ieri, alla Festa del Fatto Quotidiano a Marina di Pietrasanta, Giancarlo Giorgetti, «eminenza grigia» dei leghisti, intervistato da Peter Gomez, ha dato corpo all'ipotesi. Giorgetti ha risposto così a una domanda sull'eventuale decisione del Tribunale del Riesame, prevista per il 5 settembre: «Se tutti i futuri proventi che arrivano alla Lega vengono sequestrati, è evidente a quel punto che il partito non può più esistere, perché non ha più soldi». Il braccio destro di Salvini è stato lapidario, e ha spiegato: «Noi non contestiamo la decisione del Tribunale in quanto tale, ma perché frutto di una decisione su una sentenza non definitiva. Se fosse dopo la Cassazione non avrei nulla da dire».

Politicamente, dunque, si tratterebbe di un acceleratore del processo di trasformazione della Lega. L'ultima puntata della vicenda giudiziaria risale invece al 3 luglio scorso. Quando la Corte di Cassazione ha accolto un ricorso della Procura di Genova, che aveva chiesto di poter sequestrare, di volta in volta, tutti i soldi che sarebbero arrivati sul conto della Lega. Fino a una somma di 49 milioni di euro. Che sarebbe la cifra finita indebitamente nelle casse del partito nel periodo tra il 2008 e il 2010. L'ordine di prosciugare le riserve economiche del Carroccio è partito dopo la sentenza di condanna in primo grado nei confronti dell'ex segretario e fondatore Umberto Bossi e dell'ex tesoriere Francesco Belsito per il reato di «truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche».

Da qui nasce l'ultima accusa di Giorgetti che ha parlato di «decisione su una sentenza non definitiva». Senza però, cautamente, citare la gestione del Senatùr. Tasto su cui batte Salvini e gran parte del suo entourage: «Mi tirano in ballo su una vicenda di 10 anni fa e su soldi che io non ho mai visto». Questa la teoria sostenuta dall'attuale gruppo dirigente della Lega salviniana. Con il ministro dell'Interno che nei giorni della sentenza aveva parlato anche di «attacco alla democrazia», «processo politico» e di «giudici che per la prima volta chiudono un partito». Diversa la tesi delle toghe del capoluogo ligure. I magistrati sostengono che la Lega abbia beneficiato dei profitti derivanti dai presunti reati di Bossi e Belsito.

Ma, nonostante lo scenario apocalittico prospettato da Giorgetti, i vertici della Lega studiano ipotesi alternative. Il Carroccio è un partito federale, con diverse articolazioni nelle regioni del Nord Italia come la Lega Lombarda o la Liga Veneta e con la succursale «sudista» di Noi con Salvini. Tutte strutture a cui potrebbero essere destinati i finanziamenti. Anche se il tribunale aveva stabilito la «continuità patrimoniale» tra il partito «nazionale» e le 13 diramazioni «regionali», ipotizzando una libertà di confisca per il patrimonio di tutte le «leghe». Diverso è lo status associativo del movimento Noi con Salvini.

In più c'è il jolly nel mazzo del «Capitano»: il 14 dicembre in gazzetta ufficiale è stato pubblicato lo statuto di un nuovo soggetto politico, chiamato «Lega per Salvini Premier», svincolato dalla Lega del passato e già in rampa di lancio.

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