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È rissa con Berlino: sulle urne già aleggia il fattore Germania

Insulti tedeschi, protesta anche l'ambasciatore E la Lega prepara la campagna anti-Merkel

È rissa con Berlino: sulle urne già aleggia il fattore Germania

La minaccia è sul tavolo: Paolo Savona al ministero dell'Economia o si ritorna al voto. Matteo Salvini non indietreggia ma rilancia. Puntando sul sentimento anti-tedesco in vista di una nuova campagna elettorale. Il leader della Lega sa bene che tra Italia e Germania non c'è solo rivalità calcistica. Ma soprattutto politica ed economica. Semmai, il terreno di calcio è lo specchio di due popoli, diversi e distanti, in eterno conflitto. Roma e Berlino non si sono mai amate. E Salvini proverà a capitalizzare, elettoralmente, qualora l'Italia precipiti verso elezioni anticipate, la rivalità tra i due Paesi. Un voto bis potrebbe essere l'extrema ratio di uno strappo tra Salvini e il capo dello Stato Sergio Mattarella sulla scelta del prossimo ministro dell'Economia. Le posizioni euroscettiche di Savona hanno fatto scattare il veto del Colle e allarmato la Merkel. Ma per Salvini non c'è trattativa. La linea della fermezza è stata ribadita ieri, in una riunione con lo stato maggiore della Lega: «Passi indietro la Lega ne ha già fatti abbastanza». La minaccia di far saltare l'intesa giallo-verde e riportare il Paese al voto in autunno è una carta che il leader del Carroccio vuole giocare per costringere Mattarella a far cadere il veto. Dunque, lo scenario di nuove elezioni in autunno resta in campo.

Salvini ha già in mente la narrazione: il «nemico» sarà la Germania della cancelliera Angela Merkel. Non più l'Europa, l'establishment o la Fornero: il leader del Carroccio punta su una chiamata alle armi contro le ingerenze tedesche. Elettoralmente è una mossa vincente, considerando l'antico astio tra Roma e Berlino. E da qui si spiega l'irrigidimento della posizione della Lega che non intende mollare la presa su Savona. Condizioni che suggerirebbero a Salvini la rottura definitiva e la corsa al voto per incassare il risultato elettorale. Massimo D'Alema, che di elezioni se ne intende, ha fiutato il pericolo. E, intercettato in un fuorionda con Pietro Grasso, ha ammesso: «Se noi dovessimo andare a elezioni sul veto a Savona quelli prendono l'80% dei voti. L'autonomia, la sovranità del popolo italiano, le ingerenze straniere...Speriamo bene». Appunto, saranno questi i cavalli di battaglia che Salvini metterà sul campo, facendo leva sull'orgoglio nazionale, sull'amor patrio di un popolo che non abbassa la testa contro lo straniero. Che stavolta non sarà il migrante ma la Germania. Ieri, il segretario del Carroccio ha offerto un antipasto dei toni di un'eventuale competizione elettorale: «Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell'Economia che vada bene a loro? No, grazie! #primagliitaliani». Una posizione condivisa anche da Giorgia Meloni. E che registra la reazione dell'ambasciatore italiano a Berlino, Pietro Benassi, che ha definito «una strada pericolosa» la critica «indirizzata a un intero popolo» dallo Spiegel in un articolo che accusa l'Italia di non voler onorare i suoi debiti. Non c'è solo il caso Savona; i precedenti di ingerenze tedesche nelle scelte politiche ed economiche italiane sono tanti. Dall'accusa del ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt contro Fca per l'utilizzo di dispositivi di spegnimento illegali ai sospetti di Berlino sul salvataggio di Mps, passando per il veto della Merkel alle richieste italiane di rivedere i parametri del patto di stabilità. Tanta carne a cuocere.

Che Salvini minaccia di mettere sul piatto in una nuova campagna elettorale.

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