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Rissa Raggi-Giachetti: "Assenteista", "Bugiarda"

La grillina accusa l'avversario di scarsa presenza alla Camera. La replica: "Numeri falsi"

Rissa Raggi-Giachetti: "Assenteista", "Bugiarda"

Roma - La Raggi vorrebbe vincere facile. Già i sondaggi la danno in vantaggio sugli altri candidati, ma evidentemente non basta. Vorrebbe che smettessero di fare campagna elettorale per tornare a fare il lavoro per cui sono stati eletti. L'avvocatessa pentastellata si sfoga durante un comizio citando l'assenteismo parlamentare di Roberto Giachetti, indicato da Renzi e dal Pd come «ideale» futuro sindaco di Roma. Da quando ha iniziato la sua campagna elettorale Giachetti, secondo la grillina, ha diradato sensibilmente le sue presenze alla Camera dei deputati. Virginia Raggi, insomma, aveva detto che Giachetti, era assente «a oltre il 60% delle sedute per fare campagna elettorale». Un'accusa rispedita al mittente e a breve giro di posta, pardon di tweet. «Ecco le mie presenze in Parlamento. Raggi dice bugie ai romani. Pessimo biglietto da visita (Fonte: Openpolis)», replicava il candidato renziano, allegando tanto di tabella dove si legge che la sua presenza in Aula alle votazioni è del 87,56%. Veloce anche la controreplica, sempre su Twitter. «Giachetti mi accusa di dire bugie su assenze e cita Openpolis che è la mia stessa fonte. Ma sereno, Meloni fa peggio».

Nell'articolo di Openpolis, postato dalla pentastellata e dal titolo «Ecco perché chi si candida a sindaco dovrebbe dimettersi dal parlamento», si legge di «un'impennata di defezioni per Roberto Giachetti, passato dal 3,64% di assenze al 57,41%.

Anche Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) non brilla come presenzialista: ha partecipato da candidata solo allo 0,13% di votazioni alla Camera mentre il suo collega Giorgio Airaudo (l'ex sindacalista ora parlamentare di Sel e sempre per Sel candidato a sindaco di Torino) si è fermato al 27,38%. Più alta la percentuale di Giachetti: 42,59%.

Per la Raggi questa è una guerra facile, visto che attualmente non ricopre nessun incarico avendo perso, come tutti i suoi colleghi, lo scranno di consigliere comunale dopo le dimissioni del sindaco Marino e il successivo commissariamento della amministrazione capitolina. Però la polemica facile continua a essere la sua arma prediletta. E la sfoggia anche contro il candidato di Sinistra Italiana Stefano Fassina, definendolo «politico di lungo corso», uno che «conosce bene i nomi e i cognomi di coloro che hanno rovinato Roma». La replica anche qui è stata immediata: «Sono entrato alla Camera quando lei è entrata in Campidoglio.

Prima di allora ho fatto solo volontariato politico».

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