Politica

La rivincita di Renzi: si riprende il Pd e spezza l'asse Gentiloni-Orlando

Zingaretti costretto a capitolare sul premier. E rilancia con la Leopolda

La rivincita di Renzi: si riprende il Pd  e spezza l'asse Gentiloni-Orlando

Matteo Renzi si riprende il Pd. Nicola Zingaretti resta segretario (sulla carta) del partito. Ma è ormai un leader delegittimato dopo il passo indietro sul Conte bis. I renziani, spalleggiati dall'area che fa capo all'ex ministro della Cultura Dario Franceschini, vincono su tutta la linea.

La resa dei conti nel Pd, dopo le primarie di marzo (vinte da Zingaretti), rilancia la leadership del rottamatore. Renzi fiuta il momento e rispolvera l'e-news per annunciare le date (dal 18 al 20 ottobre) della Leopolda: «Il conto alla rovescia per la decima edizione della Leopolda è già partito - scrive -. Vi aspettiamo dal 18 al 20 ottobre». L'ex premier è galvanizzato. Con un solo colpo si è ripreso il Pd. E ora ha in mano le sorti dell'esecutivo. Oggi alle ore 18 l'ultimo atto con la direzione nazionale che darà mandato a Zingaretti per salire al Colle dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con in tasca il via libera all'esecutivo tra dem e Cinque stelle. La resa finale (con l'ok a Conte) di Zingaretti arriva nel tardo pomeriggio di ieri. Dopo l'ennesimo vertice al Nazareno con tutti i leader del partito. Lo scontro tra correnti vede schierati, da un lato Andrea Orlando e Paolo Gentiloni contrari all'intesa, dall'altro, renziani, area dem e l'ex segretario Maurizio Martina favorevoli al patto. Zingaretti prova l'ultimo blitz cercando di imporre il veto su Conte. Tentativo che va vuoto. Due renziani, già prima dell'annuncio del segretario, fanno trapelare il via libera alla riconferma di Conte a Palazzo Chigi. «Non ci sono veti ma dobbiamo parlare delle cose da fare», commenta Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato. Marcucci incassa la sponda di Graziano Delrio, capogruppo dei democratici a Montecitorio: «Io ho sempre detto che con i veti e con gli ultimatum non si riesce a lavorare seriamente. Si lavori, ci si parli e si metta davanti a tutto le cose da fare. Sotto questo punto di vista, sono molto d'accordo su quanto detto da Conte a Biarritz». Un'altra renziana, Anna Ascani, ironizza sulla vittoria di Pirro di Zingaretti: «Siamo tutti uniti intorno al segretario, a dire che è ora di lavorare sui contenuti. Andiamo avanti lavorando sui temi, perché l'Italia sta aspettando questo».

Più che l'unità, i renziani spingono Zingaretti verso la capitolazione, costringendolo ad ingoiare il rospo. Un'altra vittima della vittoria renziana è il vicesegretario Orlando, che si è speso per il voto. È lo stesso Orlando che poi incontra gli ex compagni di partito di Leu che faranno parte della nuova maggioranza. Ora l'ultima partita in casa Pd, prima della salita al Colle, si giocherà sulla squadra dei ministri. Renzi spinge per l'ingresso (come vicepremier) di Zingaretti. E anche su questo punto potrebbe passare la linea dei renziani. Infatti pare che la strada (suggerita da Renzi) sia quella di un esecutivo politico con la partecipazione di tutti i leader. Da Luigi di Maio a Dario Franceschini.

E la discontinuità invocata dal segretario dem? Un'altra sconfitta per Zingaretti.

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