Politica

La rivolta dei magistrati: un insulto tagliarci le ferie

Il sindacato delle toghe non ci sta: in campo penale il governo ha ceduto a pressioni e veti. E puntualizza: "Non siamo fannulloni". Renzi ironizza: "Che paura... Ma io andrò avanti"

La rivolta dei magistrati: un insulto tagliarci le ferie

La base considera anche tardivo l'attacco dell'Anm. Quello delle ferie, in particolare, è un punto d'onore. Tagliare non solo il periodo di chiusura estiva dei tribunali, ma addirittura il numero dei giorni di riposo, da 45 a 30, è una botta incredibile all'immagine. L'intervento con decreto legge, «per il metodo usato (senza un confronto con l'Anm, ndr ) e per il significato che esso esprime», spiega il comunicato, accredita l'idea del giudice fannullone che va in vacanza lasciando l'ufficio sommerso da milioni di cause arretrate.

Non è così? Affatto, per l'Anm, perché le ferie dei magistrati «sono, quanto a durata, in linea con quelle della categoria dei dirigenti, considerato che esse non sospendono i termini di deposito dei provvedimenti e sono in buona parte impiegate, per senso deontologico prima che per obbligo di legge, per lo smaltimento del lavoro».

L'associazione vede in quella del ministro della Giustizia Orlando non una riforma della giustizia, ma una «riforma dei giudici», nata da «un approccio molto superficiale», che offende la magistratura «con l'insinuazione che la crisi della giustizia dipenda dalla presunta irresponsabilità e scarsa produttività dei magistrati». Mentre le nostre toghe sono «al primo posto per produttività in Europa nella materia penale e al secondo posto in quella civile».

Ci vogliono investimenti per far funzionare la macchina, dice l'Anm. Che accusa la politica di inerzia, vede nel penale (soprattutto su intercettazioni e prescrizione) «i caratteri del compromesso e del cedimento a pressioni e a veti» e nel civile, gravi carenze.

Le critiche della corrente di sinistra Area (Magistratura democratica e Movimento giustizia) hanno toni ancor più accesi: «È una scelta che sottende una rappresentazione propagandistica e mistificatoria, che rifiutiamo». E il no si estende ai provvedimenti di riforma, che non avrebbero nulla a che fare con l'efficienza.

Anche da Magistratura Indipendente le critiche fioccano. Il segretario Lorenzo Pontecorvo scrive che «la riduzione delle ferie dei magistrati non potrebbe in alcun modo incidere sulla auspicata drastica riduzione dei tempi di definizione dei procedimenti», contesta il ricorso al decreto legge ed auspica il mantenimento del regime vigente sulle ferie, che è «un giusto contemperamento tra le esigenze della giustizia e il diritto dei magistrati di godere di un effettivo periodo di riposo». Quanto alle misure per smaltire l'arretrato civile, mancando interventi strutturali sugli organici delle toghe e del personale amministrativo, provocano solo «un del tutto ingiustificato clima di sfiducia nei confronti dei magistrati per la cronica inefficienza del servizio».

Insomma, è un diktat al governo, che gli avvocati si augurano non abbia effetto. E lo scontro si fa duro in particolare con il Pd. «Ridurre le ferie ai magistrati non è un intervento punitivo, e non può essere un tabù inviolabile», replica la democrat Isabella De Monte.

La reazione dell'Anm è «incredibile», per Claudio Moscardelli e Francesco Scalia, mentre Donatella Ferranti concede che forse il decreto legge non è lo strumento migliore.

Commenti