Cronache

La rivolta delle Dolomiti contro i turisti-cafoni: "Basta, qui non è Rimini"

Cortina pensa a un limite di accessi per il lago di Sorapis. Sos degrado dal Salento a Venezia

La rivolta delle Dolomiti contro i turisti-cafoni: "Basta, qui non è Rimini"

I cafoni non meritano le bellezze del nostro Paese. E la soluzione è il numero chiuso. Ci sono posti spettacolari in Italia presi d'assalto dai turisti e la maggior parte delle volte questi sono pure maleducati, ingrati, senza scrupoli né vergogna. Lasciano i rifiuti in spiaggia, nei laghi, in cima alle Dolomiti. Dentro le grotte. Bivaccano, sporcano, stendono i panni nelle fontane di Venezia e si lavano i piedi in quelle di Roma e Firenze, poi stanchi si appisolano a terra.

Cominciamo dal lago di Sorapis. Uno dei laghi più belli delle Dolomiti, tra Misurina e Cortina d'Ampezzo. Una meraviglia che non si dimentica. Lo si ricorda per quel colore turchese così intenso, denso e compatto che difficilmente dalla memoria se ne va. Un colore unico dovuto al candore della roccia calcarea del fondale. Un luogo troppo affollato, con picchi di 3mila visitatori al giorno, e che i cafoni non rispettano. E infatti ci lasciano di tutto: mini frigoriferi, escrementi, rifiuti, fazzoletti, bottigliette, salvagenti, materassini. Incastonato tra le vette patrimonio dell'Unesco, su TripAdvisor c'è chi lo paragona alla spiaggia di Rimini. «Rimini in montagna», scrivono. «Siamo trentini - si legge - abituati alla montagna, ma mai in vita nostra abbiamo visto tanti cafoni messi tutti insieme». I turisti, troppi concentrati in un così fragile gioiello, si tuffano, fanno finta di essere al mare. «Tra qualche decennio sarà deteriorato», scrive qualche altro. Così qualcuno per preservare il lago da questo turismo selvaggio e cafone sta pensando al numero chiuso. Un'ipotesi realizzabile ma che non incontrerebbe il favore dei regolieri d'Ampezzo, gli abitanti originari titolari della proprietà collettiva delle terre. Da altre parti invece ci hanno già pensato.

Nel Salento, la Grotta della poesia, una delle dieci piscine naturali più belle al mondo, è stata interdetta ai turisti. Ce ne sono troppi in quella cavità a cielo aperto, l'area è pure soggetta al crollo della falesia e il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha preso e l'ha chiusa. Una decisione temporanea, ha fatto sapere, un primo intervento a cui ne seguirà uno più ampio per limitare e controllare l'afflusso dei turisti in quest'area. E non mancano nemmeno i passi di montagna. Sempre nel cuore delle Dolomiti, Passo Sella, fino al 31 agosto da lunedì a venerdì dalle 9 alle 16 è in vigore il numero chiuso per auto e moto. Non più di 2.200. E pure nelle città d'arte, come Venezia. C'aveva pensato il sindaco Luigi Brugnaro a mettere i tornelli nelle giornate di maggiore ressa. Tornelli poi pure sfasciati da quei buontemponi dei centri sociali. E non è finita. Perché anche le spiagge hanno il numero chiuso. Come quella di Cala Biriola in Sardegna, una delle più spettacolari dell'isola. Qui massimo 300 persone.

Insomma forse Battiato ci aveva azzeccato nel 1982 scrivendo quella «voglia di remare» e «fare il bagno al largo».

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