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Rohani frena l'euforia dei Sette Grandi "Con le sanzioni non incontrerò Trump"

Chiusura del leader iraniano dopo il G7 di Biarritz: «Facciano loro il primo passo». Khamenei: «I negoziati sono veleno»

Rohani frena l'euforia dei Sette Grandi "Con le sanzioni non incontrerò Trump"

Beirut Il giorno dopo che Stati Uniti e Iran sembravano aprirsi a possibili colloqui al G7 di Biarritz, uno spiraglio dopo mesi di tensioni sempre più forti, il presidente iraniano Hassan Rohani ha respinto la possibilità di incontrare il presidente americano Donald Trump fintanto che gli Stati Uniti non toglieranno le sanzioni al suo Paese. La posizione del leader iraniano è condizionata anche dalla pressione da parte delle fazioni interne più dure, contrarie a un dialogo con gli Usa. In più ogni colloquio dovrebbe essere approvato dalla Guida suprema Ali Khamenei che ha già escluso i negoziati descrivendoli come «veleno».

«Se gli Stati Uniti non revocano le sanzioni e non rinnegano la strada sbagliata che hanno intrapreso, - ha affermato Rohani - non assisteremo a sviluppi positivi. Tutto è nelle mani di Washington». «Non vogliamo armi di distruzione di massa, né atomiche, né chimiche, - ha sottolineato poi il leader iraniano riferendosi a Trump - e non a causa del tuo ammonimento, ma a causa delle nostre credenze e moralità e della fatwa della Guida suprema». Trump e Rohani dovrebbero entrambi partecipare all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York a settembre. Sarebbe il primo incontro tra i due leader dalla crisi degli ostaggi dell'ambasciata americana del 1979. Al vertice di Biarritz il conflitto tra i due Paesi sembrava aver trovato una via d'uscita. «Ho un buon feeling con Rohani. - Trump aveva chiarito -: Penso che vorrà incontrarsi e chiarire la propria situazione». In quell'occasione anche il presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato di essere «convinto che si potesse trovare un accordo».

Ma già il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, che ha partecipato a sorpresa al summit, aveva rivelato le sue perplessità: qualsiasi incontro tra Rohani e Trump è «inimmaginabile». I rapporti tra Washington e Teheran sono tesi da quando Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall'accordo nucleare del 2015 e ha imposto sanzioni sempre più rigide. Lo scorso maggio, a un anno dal ritiro Usa, Rohani ha annunciato che anche l'Iran non avrebbe più rispettato alcune clausole del trattato, in particolare i limiti all'arricchimento dell'uranio. Le altre potenze firmatarie dell'intesa del 2015 - Regno Unito, Francia, Germania, Cina e Russia - hanno cercato di mantenerla in vita. Ma senza grande successo.

Le sanzioni hanno spinto l'Iran in una profonda crisi economica. Le esportazioni di petrolio sono crollate da 2,8 milioni di barili al giorno a meno di 500.000 barili al giorno e i tentativi dell'Europa di aggirare le misure statunitensi sono stati timidi e inefficaci. Le relazioni tra Washington e Teheran sono peggiorate ancor più. Le sanzioni sono state estese al leader supremo Khamenei, al ministro degli Esteri Zarif mentre i Pasdaran sono finiti nella lista delle organizzazioni terroristiche. Gli Stati Uniti per contrastare la crescente minaccia iraniana hanno anche rafforzato la propria presenza militare in Medio Oriente. Ma l'Iran ha subito reagito: ha abbattuto un drone statunitense, sequestrato una petroliera battente bandiera britannica, dopo che Londra ne ha bloccato una iraniana a Gibilterra, ed è accusato dagli Stati Uniti di aver sabotato altre navi nel Golfo di Oman.

Teheran però ha negato tutte le accuse.

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