Politica

La Roma del 2000 e di oggi, città ormai diverse

Giubilei a confronto: dall'ottimismo all'esasperazione in 15 anni

di Andrea CuomoSono due città diverse. La Roma dell'Anno Santo del 2000 e quella del 2016 stanno in pagine lontane dell'atlante, forse in due emisferi differenti. Quella che nel primo Ferragosto del nuovo millennio fu perlustrata da due milioni di paciosi «pischelli» arrivati da tutto il mondo (ok, da quasi tutto il mondo) carichi di zaini e gioia. E quella che ieri indifferente e incacchiata ha voltato le spalle all'apertura della porta santa non si assomigliano per niente, anche se la gran parte dei romani sono gli stessi, solo un bel po' più vecchi.È questa la differenza vera saltata agli occhi ieri. E va bene che nel frattempo sono cambiati due papi e soprattutto ci sono stati l'11 settembre 2001, gli attentati a Londra, Madrid, quelli recentissimi a Parigi. La paura è la trama, ma Roma è il set. Un set con le quinte tenute con nastro adesivo, le maestranze incattivite; e dai costumi di scena pendono fili.La Roma del 2000 era una città cialtrona ma ottimista di uno ben strano ottimismo, che sperava di avere un grande avvenire. Era una città che sembrava aver riscoperto il piacere si andare in piazza, di partecipare. Il sindaco era Francesco Rutelli, che stava per concludere un ottennato pieno di contraddizioni ma assai vitale, tanto che ora si rimpiange il suo doppio mandato come oggi gli appassionati di calcio lacrimano pensando al Novantesimo Minuto di Paolo Valenti. All'epoca sembrava un'accozzaglia di personaggi folcloristici, tra riporti, baffi e vernacoli. Oggi a rivederlo pare grande tv.La Roma di oggi invece è una città ferita, avvilita, stanca. Il grande avvenire di quindici anni fa è svanito, se qualcuno si è accorto del suo passaggio ci avverta. Roma non può dimettersi da capitale ma continua a svolgere il suo compitino di centro d'Italia e della cristianità con sempre minore voglia. Roma si trascina da uno scandalo all'altro, da un sindaco all'altro ogni volta il peggiore della storia (al netto delle esagerazioni giornalistiche), Roma è talmente ingovernabile che le forze politiche che dovrebbero scegliere il sostituto di Forrest Gump, il peggiore ultimo sindaco di Roma almeno fino al prossimo, sembrano non avere tutta questa voglia di conquistarla, perché è un buco nero che tutto inghiotte. Roma è una città in cui non esistono buoni e cattivi: tutti cattivi. Roma è una città aggressiva, «scojonata», una signora sfatta e ingrassata per cui l'invito a una festa diventa più un trauma che una gioia. I romani hanno vissuto questo Giubileo fuori calendario con fastidio, me la massaia che ha la casa in disordine che scopre che il marito ha appena invitato il capo a cena.E siccome alla fine è il pallone che spiega tutto, una metafora di vita rotolante, in quell'anno la Città eterna viveva una irripetuta congiuntura astrale: nel 2000, anno del Giubileo, vinse lo scudetto la Lazio; l'anno dopo, anno della fine del Giubileo (concluso nell'Epifania 2001), glielo strappò la Roma. Oggi le due squadre capitoline languono tra sconfitte, salti di qualità sempre rinviati, presidenti impresentabili o amerikani, curve vuote.

Benvenuti nella Roma del Giubileo. O no?

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