Cronache

Roma, i residenti di Casale San Nicola contro l'invasione dei profughi

Cento profughi saranno dislocati in un'ex scuola privata nel mezzo della campagna in una zona piena di ville e casali

Roma, i residenti di Casale San Nicola contro l'invasione dei profughi

Grandi ville e pochi servizi. È ciò che si vede arrivando a Casale di San Nicola, quartiere di Roma Nord immerso nel verde e adiacente all’Olgiata dove a giorni, forse nelle prossime ore, arriveranno cento profughi che alloggeranno nell’ex scuola privata Socrate.

Le 250 famiglie del quartiere, pari a circa 600 residenti, da due settimane hanno dato vita a un presidio permanente e il 7 maggio hanno avuto un incontro con Franco Gabrielli, prefetto di Roma, a cui hanno esposto tutte le loro perplessità relativamente al tema della sicurezza. Uno dei principali timori è quello di essere dipinti dalla stampa come degli snob insensibili alle difficoltà di chi fugge dalla guerra. Le signore che presidiano l’inizio di via Casale di san Nicola sono restìe a parlare: “Non ci sono piaciuti alcuni servizi televisivi su di noi (dicono riferendosi a Piazzapulita nda). La prego di non fotografarci e se ha domande parli con il nostro addetto stampa. Ci siamo suddivisi i compiti per non essere fraintesi”, spiegano scusandosi di potermi accompagnare nei pressi della scuola che alcuni operai stanno ristrutturando per mettere a norma la struttura in vista dell’arrivo dei profughi. “Non possiamo neppure più avvicinarci, abbiamo avuto una diffida”, dicono.

Dietro il banchetto dei manifestanti, attraversata la strada, si arriva all’esclusivo Tennis club le Molette, dove il presidente Benedetto Spanò spiega: “Non siamo contro i profughi ma contro il centro d’accoglienza perché c’è dietro solo un grande business. È tutta una questione politica”. Tra i residenti c’è anche chi si è messo a fare due calcoli: “La cooperativa che ha vinto la gara si prende 50 euro al giorno a profugo per un totale di 5mila euro che nell’arco di un mese fanno 150mila euro per pagare l’affitto in una struttura fatiscente e del tutto isolata dal mondo. Perché non usano l’ex caserma della Marina Militare de La Storta o le strutture sanitarie in disuso del Labaro e della Flaminia?”.

Il vero dilemma quando si arriva alla stazione Olgiata è perché mai l’inserimento dei profughi dovrebbe avvenire in una zona del tutto priva di servizi, compreso il trasporto pubblico. Per arrivare all’ex scuola Socrate partendo dall’inizio di via Casale di San Nicola dove dovrebbe sorgere il centro bisogna percorrere ben 2,5 km a piedi in una strada del tutto dissestata e priva di illuminazione. Il bar più vicino al nascente centro d’accoglienza dista 4 km, la farmacia 8 e gli ospedali circa 10 km. Ai lati della strada vi sono solo vecchi casali, un agriturismo, ville private e ville per ricevimenti e matrimoni.

“Casale di San Nicola – spiega Livia Morini, addetto stampa del presidio - è una zona rurale diventata residenziale nel giro di 40 anni. Quando i miei genitori hanno scelto di vivere qui lo hanno fatto perché cercavano un quartiere semplice dove ritrovare il tipico paesaggio rurale della campagna romana. Sono nata qui e posso dire che non è un quartiere infiocchettato come l’Olgiata anzi il mio vicino di casa è un contadino di pecore da cui molti comprano i suoi prodotti e nessuno si lamenta”. Un quartiere prevalentemente rurale in cui esiste “un grande problema relativo al controllo di un territorio complicato come questo dove le case sono tutte distanti ma i passaggi da una all’altra non sono difficili perché nel verde dei campi chiunque può nascondersi e scappare”.

“In questa zona i furti sono frequenti e siamo preoccupati se arriva un gruppo di persone non identificate che non sappiamo chi sono e che vita faranno. Qui - spiega la Morini - non c’è una piazza, un bar o un centro di aggregazione e questi rifugiati sarebbero isolati in mezzo al nulla col rischio che diventino persone del tutto fuori controllo. Nessuno pensa che i rifugiati vengano a delinquere qui e capiamo il loro disagio ma, dall’esperienza di altri centri simili a questo, temiamo che possano avere delle reazioni impreviste. Come si pensa di integrarle nella vita sociale?”. Timori condivisi anche dall’altro leader della protesta, l’avvocato Gloria Conti, presidente del Comitato di quartiere: “Non ne facciamo un discorso di colore politico o economico ma di degrado oggettivo e dell’impossibilità di un controllo effettivo della zona. Abbiamo una paura più che legittima, legate alle esperienze vissute dalle zone dove questo tipo di centri sono già operativi, e sarà nostro interesse organizzare un servizio comune di sicurezza”.

A essere preoccupato per i propri affari è Simone Risi, responsabile della lussuosa Villa San Nicola dove si organizzano matrimoni e ricevimenti, che ha lamentato il fatto di aver già ricevuto alcune disdette: “È una perdita di immagine per chi viene qui anche soltanto trovare il presidio all'inizio della strada”. Non poco lontano dall’ex scuola Socrate sorge il prestigioso circolo ippico Casale San Nicola gestito da Gianmauro Rondinara che pone l’accento sul problema della viabilità e dell’illuminazione “perché questa strada è abbandonata in quanto risulta essere privata con una sorta di uso pubblico determinato da una servitù del comune. Il Comitato di quartiere ha cercato di cederla al Comune ma ha sempre ricevuto una risposta negativa perché probabilmente non ci sono le disponibilità per metterla apposto”. Rondinara spiega: “Col comitato abbiamo tappato qualche buca o tolto qualche ramo caduto ma sempre una piccola attività. Se ci fosse un contesto di urbanizzazione con standard più elevati non avrei nessuna preoccupazione.

Poi cento persone in un quartiere di 250 famiglie è un numero un po’ sproporzionato”.

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