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A Roma il Pd invoca il miracolo Giachetti

Disastro Marino e sondaggi allarmanti: il vicepresidente della Camera è l'uomo scelto per scalare il Campidoglio

A Roma il Pd invoca il miracolo Giachetti

Non sarà un'investitura, ma insomma, poco ci manca. «Decideranno le primarie, certo Giachetti è uno di quelli che conosce Roma come pochi altri, ha fatto anche il capo di gabinetto. È un romano e romanista... vedrà lui se candidarsi». Romano, romanista e adesso anche lanciato da Matteo Renzi. Dopo la caduta rovinosa di Ignazio Marino, il Pd è all'affannosa ricerca del nome giusto per tentare l'Impresa, riconquistare il Campidoglio. E Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, renziano, con pedigree radicale, già al Comune di Roma durante l'esperienza di Rutelli sindaco, è la scelta del premier. Lui nicchia ancora. «No comment», è la sua risposta tattica.E infatti la sua sarà una vera mission impossible. Non c'è infatti solo da arrampicarsi sull'Everest nel gradimento dei romani, recuperare da sondaggi oggi sconfortanti per i democrat e piazzarsi almeno secondo al primo turno, per potersela poi giocare al ballottaggio. Prima Giachetti, o chi per lui, dovrà scalare un partito che a Roma è frammentato in mille correnti e non è mai stato renziano. Per non parlare di Sel. «La voglia di Renzi di continuare con il commissariamento di Roma attraverso l'investitura di Giachetti non è una soluzione per la città», dice l'ex capogruppo in Campidoglio Gianluca Peciola. Però, aggiunge con sarcasmo, «è romano e romanista, segno che almeno stavolta si sono sforzati di investire su Roma». Poi, Marino. Si presenterà anche lui? Quanti voti ha il Marziano?La candidatura di Giachetti è quindi tutt'altro che decisa. Intanto l'agenda propone due date: il 22, venerdì prossimo, ci sarà la direzione nazionale del partito e il 23 l'iniziativa dei municipi al teatro Brancaccio. Basteranno questi giorni a convincere a smussare gli angoli?L'accoglienza nel Pd locale non sembra tra le migliori. Dice Marta Leonori, ex assessore nella giunta Marino: «Non lo conosco e non ho avuto occasione di approfondire le sue idee. Però quello di Renzi è un suo semplice parere. Al momento non sappiamo quali siano le regole di queste primarie e quali siano i confini della coalizione, e quindi la discussione sui nomi mi sembra un po' campata in aria». Per l'ex capogruppo Fabrizio Panecaldo sarebbe «un ottimo sindaco se ci saranno primarie di coalizione, un nome eccelso vista la sua storia politica, su cui tentare di far convergere il consenso di tutto il Pd». Altrimenti, avverte, in caso di primarie di partito «andrebbero rimessi in discussione tutti gli equilibri». L'idea di Renzi, per spazzare le resistenze, è di ufficializzare il nome alla direzione del 22, per avere poi la strada spianata. Giachetti aspetta e si confida con gli amici. «Pensavo di aver chiuso così, da vicepresidente della Camera. Ho 55 anni». Però, concede, «la sfida è impegnativa, complessa ma aperta». Dal Nazareno filtra una strano ottimismo. «Ce la giochiamo ovunque». Matteo Orfini lo spiega chiaramente: «Non è vero che i sondaggi sono pessimi.

Il Pd è sostanzialmente sulla linea delle passate elezioni, un po' sotto».

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