Politica

Le consulenze d'oro che spaventano la giunta Zingaretti

Dirigenti esterni raddoppiati: stipendio tra 100 e 180mila euro l'anno e stati scelti tra indagati e trombati alle elezioni Pd

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti
Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti

Roma - Durante la giunta Polverini, bollata da tutti come quella degli sprechi e delle spese pazze, i dirigenti esterni della Regione Lazio erano 35. Per sfoltirli un po' intervenne addirittura il Tar. Durante la giunta di Nicola Zingaretti, quella dei tagli alle spese ma anche quella dell'addizionale regionale più alta d'Italia, i dirigenti esterni sono quasi raddoppiati e sono diventati 63. Tutti piazzati in posti strapagati, con uno stipendio medio tra i 100 e i 180mila euro l'anno, e scelti attraverso bandi rigorosissimi - i cui vincitori venivano ampiamente anticipati dagli addetti ai lavori alla Pisana - tra indagati e trombati alle elezioni del Pd, quasi fossero costruiti ad hoc per piazzare persone di fiducia.

L'ultima puntata di Report è stata davvero un brutto colpo per Zingaretti, nonostante il tentativo del governatore di cercare di confondere le acque scagliando il suo staff, anche via Twitter , contro il «giornalismo spettacolo» di Milena Gabanelli, colpevole di aver chiesto un'intervista per parlare dei tagli effettuati dalla Regione salvo poi mandare in onda soltanto le domande sulle nomine dei dirigenti. Certo fa effetto scorrere l'elenco dei nomi dei dirigenti che Giorgio Mottola, l'autore dell'inchiesta, legge davanti ad un imbarazzato Zingaretti che aveva appena finito di rivendicare il merito di aver portato volti nuovi in Regione, cercando sul mercato i migliori, come fanno le società private che per rilanciarsi. Eccoli dunque i migliori, volti nuovi soprattutto, Report li presenta così: «Alessandro Sterpa, vice segretario generale, era stato capo gruppo Pd in municipio a Roma; Flaminia Tosini, capo area del ciclo dei rifiuti, era stata trombata a Civitavecchia con il Pd; Attilio Vallante, genero di Nicola Mancino, coordina le le politiche territoriali; Alessio D'Amato, ex consigliere regionale del Pd, rinviato a giudizio per truffa sui fondi pubblici, oggi alla sanità, il capo gabinetto Maurizio Venafro, rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta; Manuela Manetti, direttore generale dei rifiuti, coinvolta nello scandalo Malagrotta, come Maria Grazia Pompa, vicepresidente dell'Arpa. Per la stessa inchiesta era stato arrestato l'ex direttore generale all'ambiente Raniero De Filippis, già condannato a 750mila euro per danno erariale e poi sostituito da Bruno Placidi, colpevole di un danno erariale da 1 milione e 200mila euro». Quando Mottola chiede il perché della nomina di De Filippis nonostante la condanna per danno erariale Zingaretti ammette che «può esserci stata una leggerezza». Poi però giustifica le sue scelte: «Sono persone che difendono l'amministrazione pubblica a governano bene». Scelte «paranormali» visto che Roberta Bernadeschi, segretaria del Direr, il sindacato dei dirigenti della Regione Lazio, aveva azzeccato tutti i pronostici sui vincitori dei bandi.

In un caso, ancor prima che i risultati fossero pubblici, il direttore dell'agenzia per il turismo si presentava come già in carica.

Commenti