Cronaca locale

Roma, tangenti per lo stadio: arrestato il grillino De Vito

Trema il M5s: il presidente dell'Assemblea capitolina era "a disposizione" dell'imprenditore Parnasi e soci

Roma, tangenti per lo stadio: arrestato il grillino De Vito

Ancora il nuovo stadio della Roma, ma non solo. Ci sono anche altri progetti immobiliari nell'ultima inchiesta per corruzione della Procura che sta facendo tremare il Movimento Cinquestelle dopo l'arresto, all'alba di ieri, di Marcello De Vito, presidente dell'assemblea capitolina, coinvolto in un'inchiesta che un'altra volta svela gli intrecci tra politica e palazzinari.

L'esponente grillino - che nel 2016, quando era candidato assieme a Virginia Raggi, si scagliava contro la corruzione dei vecchi partiti - avrebbe preso soldi dal costruttore Luca Parnasi (già arrestato nell'ambito di una precedente inchiesta sulla costruzione dell'impianto di Tor di Valle assieme all'avvocato Luca Lanzalone, già presidente Acea nonché altro fedelissimo del M5s, ndr) per favorire il progetto collegato allo stadio, «mettendo a disposizione la sua funzione pubblica per assecondare interessi di natura privatistica». Condotte illecite che sarebbero continuate anche dopo l'arresto di Parnasi. La misura cautelare firmata dal gip Maria Paola Tomaselli riguarda anche l'avvocato Camillo Mezzacapo, considerato l'intermediario dell'esponente politico, destinatario di diverse consulenze su segnalazione dello stesso De Vito, finito anche lui in carcere. I domiciliari sono stati invece concessi a Fortunato Pititto, architetto legato al gruppo imprenditoriale della famiglia Statuto e a Gianluca Bardelli, storico attivista 5S.

L'indagine, denominata dagli investigatori «congiunzione astrale» (così, in un'intercettazione, gli arrestati parlavano della congiuntura politica favorevole che vedeva la presenza del M5S al governo nazionale e a Roma), riguarda il progetto relativo alla realizzazione dello stadio, ma anche la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere, per facilitare la quale De Vito e Mezzacapo avrebbero preso denaro dall'immobiliarista Giuseppe Statuto, (che è soltanto indagato). De Vito avrebbe fatto pressioni sulla segretaria dell'assessore all'Urbanistica Montuori per ottenere il via libera al progetto che era stato affidato a Statuto. I settori di interesse degli arrestati erano due: il progetto relativo alla realizzazione dello stadio e l'intervento urbanistico che doveva essere eseguito sui terreni della ex Fiera di Roma. «In tale senso - si legge nell'ordinanza - la funzione di De Vito assume rilevanza in relazione alla necessità dichiarata dallo stesso Parnasi alla presenza di De Vito e Mezzacapo di superare la cosiddetta delibera Berdini (ex assessore all'Urbanistica, ndr) che aveva determinato una limitazione delle cubature realizzabili con conseguente compromissione del progetto». Oltre a Parnasi e Statuto, sono finiti nei guai, indagati per traffico di influenze, anche i fratelli Pierluigi e Claudio Toti. De Vito, sfruttando le relazioni che aveva in Campidoglio si era fatto promettere dai due imprenditori 110mila euro, corrisposti sotto forma di incarico professionale conferito a Mezzacapo, in cambio del suo interessamento con il pubblico ufficiale incaricato di approvare il progetto di riqualificazione degli ex Mercati generali di Roma Ostiense.

I soldi destinati a De Vito e all'amico avvocato, oltre 230mila euro effettivamente erogati dai vari costruttori e altri 160mila promessi, per lo più tangenti sotto forma di consulenze, secondo la Procura finivano in buona parte sul conto della società Mdl, considerata una sorta di cassaforte per custodire i profitti illeciti.

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