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Romani ostaggio dei rifiuti. In 200mila barricati in casa

Il Tmb sulla Salaria è una discarica a cielo aperto Impossibile aprire le finestre a causa delle esalazioni

Romani ostaggio dei rifiuti. In 200mila barricati in casa

Nel 1968 Luigi Zampa scelse il Nuovo Salario per ambientare alcune scene del film Il medico della Mutua interpretato da Alberto Sordi. Mezzo secolo dopo, quel quartiere della periferia nord di Roma, che ricade nel Terzo Municipio, è una prigione «invisibile» per 200mila capitolini. Colpa del Tmb: un impianto costruito nel 2011 per il trattamento meccanico e biologico a freddo dei rifiuti indifferenziati e che oggi è una discarica a cielo aperto. Uno sversatoio che sprigiona miasmi e puzza, costringendo gli abitanti dei quartieri di Villa Spada, Fidene, Nuovo Salario, Villa Ada, Settebagni, Porta di Roma, Colle Salario, Serpentara a rinchiudersi in casa.

Il «mostro» ambientale ha trasformato un pezzo della periferia romana in un dormitorio. Senza alcuna prospettiva di sviluppo. Dove la vita delle persone si consuma tra le mura domestiche. Eppure, il Tmb di via Salaria n. 981 è nato come centro all'avanguardia per il trattamento dei rifiuti indifferenziati. Le attività del Tmb, uno dei quattro della città di Roma, gestito dall'Ama, la municipalizzata del Comune che si occupa del ciclo dei rifiuti nella Capitale, sono partite nel 2011: la struttura è collaudata per trattare mediamente 100-150mila tonnellate di rifiuti al giorno. Ed invece - stando a comitati e cittadini - il carico giornaliero di rifiuti scaricato è di 250mila tonnellate: almeno 100mila in più. C'è poi un secondo aspetto sul funzionamento del Tmb che lascia dubbi: il centro è usato anche come sito di trasferenza. In pratica, i rifiuti vengono depositati, momentaneamente, nell'impianto di via Salaria prima di essere dirottati in discariche o in altri impianti. L'ammasso di rifiuti sprigiona puzza e miasmi, rendendo l'aria irrespirabile: nel quartiere di villa Spada numerosi sono i casi di bambini affetti da patologie respiratorie e allergiche. E c'è il sospetto che la crescita del numero di ammalati sia collegata proprio al Tmb. L'impianto rischia di avere, inoltre, un impatto devastante anche sul mercato immobiliare: prima dell'apertura del Tmb il prezzo di mercato delle abitazioni nel quartiere di Villa Spada sfiorava i 3mila euro al metro quadrato. Oggi non supera i 2mila. Da anni i residenti portano avanti la battaglia, senza alcun risultato, per ottenere la chiusura dell'impianto: la fine delle attività è fissata nel 2019. Ma ad oggi, l'amministrazione comunale guidata dal sindaco grillino Virginia Raggi non ha dato indicazione su tempi e modi della dismissione del Tmb. E tra i residenti c'è il fondato timore che le attività possano essere prorogate. L'ultima situazione critica si è registrata a fine giugno: ad inizio luglio l'impianto era saturo. Non poteva più accogliere rifiuti. Dunque, le attività sono state sospese per consentire lo smaltimento. Ma lo sversamento di rifiuti non si è fermato: al Tmb è arrivato un treno con 12 vagoni pieni di rifiuti che non potendo scaricare, perché l'impianto era saturo, ha stazionato per alcuni giorni all'esterno del Tmb, liberando nell'aria la puzza.

Dinnanzi l'esasperazione dei cittadini, cosa fa l'amministrazione capitolina? Quasi nulla. L'assessore all'Ambiente, Pinuccia Montanari, continua a rassicurare i residenti dicendo che i dati Arpa non indicano alcun pericolo per la salute. Si muovono, invece, i cittadini. Non solo attraverso i social: lo scorso ottobre 1.300 residenti hanno consegnato un esposto alla Procura di Roma in cui viene ipotizzato il reato di inquinamento ambientale causato dall'insopportabile cattivo odore spigionato dal fondo su cui si trova l'impianto Tmb Ama. Esposto che ha portato il pm Carlo Villani ad aprire un'indagine, al momento contro ignoti, per accertare se si stanno violando le prescrizioni contenute nelle autorizzazioni per la gestione di rifiuti. Mentre un altro gruppo di cittadini è in contatto con il pool di legali che ha seguito il caso dell'Ilva di Taranto.

Provando anche in questo caso la strada di un'azione legale per bloccare le attività del Tmb.

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