Politica

Romanticismo e forza Dalle icone Blumarine l'arte di essere donna

Anna Molinari veste con gioia. Elisabetta Franchi celebra Evita, Marras si ispira a Eva Mameli

Lucia Serlenga

Dire romanticismo è dire arte moderna, cioè intimità, spiritualità, colore, aspirazione verso l'infinito, espressa con ogni mezzo artistico a disposizione sosteneva il poeta Baudelaire. Pronunciare oggi la stessa parola, produce un suono disarmonico. «Ma nonostante i tempi difficili che noi donne stiamo vivendo, dobbiamo credere nella gioia e nella positività» afferma Anna Molinari che festeggia i suoi primi quarant'anni di lavoro restituendo al romanticismo il significato più pieno. Ecco perché in passerella manda l'espressione di una femminilità consapevole vestita di capi iconici se pure attualizzati come il celebre golfino Bluvi in cashmere con colletto e bordi di visone in grigio gesso e rosa tenue. Ma ci sono anche l'irresistibile giacchino di visone intarsiato a macro righe, i bellissimi cappotti ad astuccio, i fluidi abiti di chiffon impreziositi da ricami, stampe e applicazioni. Tutto è seducente come le maglie in cashmere dell'uscita finale con tanto di logo in vendita da subito nella boutique di Milano e attraverso l'e-commerce. Insomma la moda celebra le donne e il loro animo diviso fra romanticismo e forza. «Per raccontare questa dualità ho immaginato Liz Taylor che incontra lo spirito ribelle dei Mods» spiega il bravissimo Lorenzo Serafini pensando alla protagonista di La gatta sul tetto che scotta che si confronta con la subcultura giovanile. E nella collezione Philosophy rende straordinari un magnifico ensemble di golfino nero d'angora e gonna in tulle plumetis nero adagiato su strati di tulle color nude, alta cintura di nappa con nodo centrale, i completi da Teddy Boy, il cappottino in visone bianco con bottoni gioiello, quello in pony stampa ocelot e i pezzi in seta spalmata effetto gomma nel suggestivo color piscina.

Che Antonio Marras racconti ogni stagione la storia di una donna non sorprende: è il suo personalissimo modo di lasciare al loro destino le mode e attribuire ai vestiti un'anima. Questa volta è la madre del grande scrittore Italo Calvino, Eva Mameli, nata in Sardegna, vissuta a Cuba e poi a Sanremo dove fonda una stazione sperimentale di floricoltura (nel frattempo insegna botanica all'Università di Cagliari e si afferma, nel dopoguerra, come una dei più grandi scienziati europei nel suo settore) ad affascinare lo stilista di Alghero. Risultato: una sfilata divertente con signore e signorine, ballerine e modelle che portano in scena abiti in tulle tempestati di fiori, giacche e cappotti in tessuti maschili contaminati con duchesse e taffettà e una serie di sensuali vestiti di velluto di seta drappeggiati sul corpo in colori intensi come il rosso granato e il giallo mimosa. Sulla scena del défilé di Elisabetta Franchi compare non soltanto la supermodella canadese Coco Rocha arrivata in esclusiva per lei a Milano ma anche una protagonista della storia dal fascino indiscutibile come Evita Peron, una self made woman che ha creato negli anni Quaranta un stile ben preciso e che oggi può suggerire fascino attraverso completi in tessuti maschili, abiti sensuali con ricami preziosi e pieni di luce, stole in eco pelliccia dai colori pastello, guanti e gioielli dal sapore rétro, scarpe con plateau altissimi in camoscio, velluto e raso.

Un'idea di femminilità a 360 gradi.

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