Politica

Quel ronzio che Grassi debellò 120 anni fa

Sveva Biocca

La vita di Giovanni Battista Grassi è stata perseguitata da un petulante, insolente, fastidioso ronzio, quello della zanzara anofele, insetto che provoca la malaria. Da piccolo cercava mosche, pulci e parassiti e da grande inseguiva quel bisbiglio di ali che causava un'epidemia flagellante. Da piccolo osservava e studiava il corpo di quei minuscoli animali e da grande curava quello dell'uomo, perché fu il primo ad aver scoperto qual era il ronzio che «produce la malaria». Nato a Rovellasca, in provincia di Como, Grassi viaggiò a lungo per ammazzare quel sussurro mortale. Selezionava le zanzare, le osservava, le studiava ma non trovava quella che, negli ultimi anni dell'ottocento, causava milioni di morti in tutto il mondo. Giovanni Battista Grassi, nato a metà del XIX, continuò quindi a cercare, non avallando le ipotesi che riversavano la causa semplicemente sulle acque stagnanti e sulle paludi, flora e fauna annesse. Continuò a viaggiare e a dormire in vagoni o letti di terza classe. Il ronzio incalzava, continuava a farlo senza sosta, distruggeva i globuli rossi, divorava fegato e milza e inghiottiva la vita di chi viveva nelle condizioni più umili. Grassi, imperterrito, continuava a spostarsi di luogo in luogo, fino a che, il 28 settembre 1898, a Roma, scoprì la colpevole. Zanzara anofele, era lei la criminale. La sua fama viaggiò velocemente, ma non bastò a fargli vincere il Premio Nobel, a quel ragazzo ormai uomo del comasco che salvò la vita a milioni di persone. La statuetta venne assegnata, nel 1902, a Ronald Ross, ricercatore inglese che acchiappò la zanzara fatale ben più tardi dell'italiano, ma che la spuntò ugualmente. Ma Grassi guardò avanti e passò. E oltre alla scoperta riuscì a sradicare il ronzio tramite la prevenzione e la cura nelle zone più colpite d'Italia: la piana di Capaccio, vicino Salerno, e quella di Olevano, 45 chilometri a est di Roma. E vinse.

La malaria fu debellata e con lei il ronzio che lo tormentò tutta la vita.

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