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Rosatellum quasi blindato L'incognita franchi tiratori

Il patto Pd-Fi-Ap-Lega tiene, ma Emiliano spara sulla riforma: rischio boomerang. E tra i dem c'è chi vacilla

Rosatellum quasi blindato L'incognita franchi tiratori

Ora che la nave del Rosatellum bis va, come ieri gioiva il capogruppo azzurro Renato Brunetta, bisognerà vedere se regge pure ai marosi dell'aula di Montecitorio. Robetta, tutto sommato, rispetto alle onde tempestose di Palazzo Madama. Però i tempi per varare una legge elettorale che consenta di andare al voto in primavera sono quelli giusti, e il piccolo slittamento dell'approdo all'aula, dal 4 al 10 ottobre (il 4 ci sarà il Def), non creeranno disturbo.

I quattro partiti dell'accordo (Pd, Fi, Ap e Lega) marciano compatti al punto che gli emendamenti - il cui termine di presentazione scade domani - saranno concordati. Il testo così «blindato» entro il 15 ottobre, secondo il capogruppo pidino Rosato, dovrebbe essere licenziato da Montecitorio. Tutto bene quel che finisce bene, dunque. Senonché, oltre a un normale sentimento di prudenza, potrebbe essere anche altro a far vacillare l'accordo, con la ricomparsa di franchi tiratori alla Camera e, soprattutto, al Senato. «Forza Italia è convinta che il Rosatellum bis sia la strada migliore da percorrere, la più equilibrata in questa situazione. La questione vera è capire se il Pd reggerà alle sue tensioni interne», dice senza peli sulla lingua il senatore azzurro Andrea Mandelli. Già, perché al Nazareno la situazione non è per niente facile e, al di là della sicumera dei renziani, lo stesso segretario sembra preoccupato. Il suo attuale scarso coinvolgimento sulla questione maschera soltanto un lampante timore d'impotenza. D'altronde il veleno scaricato ieri dal suo nemico principale, Massimo D'Alema, sta facendo breccia all'interno dei gruppi parlamentari pidini. D'Alema considera questa legge «un'indecenza assoluta, il punto più basso della legislatura, un'aberrazione palesemente incostituzionale». E ritiene «incredibile che a proporla sia il Pd, un partito che non è in grado di formare coalizioni». E se l'ex dal dente avvelenato evoca un «governo del presidente», Michele Emiliano, dall'interno del Pd, ieri ha rilanciato l'accusa con maggior chiarezza. «Matteo Renzi sa di non poter mai arrivare al 40 per cento e pensa di fare un'alleanza con Berlusconi. Questa cosa, siccome è troppo chiara per essere nascosta, finirà per danneggiare sia il Pd che Berlusconi stesso... Quindi agli italiani noi non sappiamo cosa dire... È un pasticcio politico che rischia di favorire il M5s».

Un nervosismo palese serpeggia al Nazareno. S'infervora il (già) fanatico del Mattarellum Roberto Giachetti a vedere D'Alema rilanciare ora quel sistema elettorale, «che proprio gli attuali sodali di D'Alema hanno ammazzato». Giachetti difende l'impianto di una legge che, spiega, «nei principi è la stessa del Mattarellum, sia pure a proporzioni invertite tra proporzionale e maggioritario». Il capogruppo Rosato continua a dire ai quattro venti di «non aspettarsi nessuna sorpresa in aula». E sulla durissima opposizione già annunciata dai grillini si limita a sostenere che «non possiamo fare una legge a misura di Di Maio». Ma nelle sue parole, anche l'altra notte, si leggeva però anche una chiara predisposizione a scaricare su altri un eventuale nuovo stop.

Ma sarà meglio che si guardi alle spalle, e in casa propria.

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