Rosso Malpelo

Se l’odio antirazzista attizza la violenza

I terribili fatti di Charlottesville sono stati causati proprio dalla demolizione di una statua del generale Lee che ha provocato odiosi rigurgiti razzisti

Se l’odio antirazzista attizza la violenza

Vivendo in America rimasi subito colpito dal rispetto nei musei, sui libri e dei monumenti, nei confronti dei Confederati che si separarono dal Nord e che persero la guerra nel 1865. Il bilancio fu di seicentomila morti, ma non si trattò soltanto di una guerra per abolire la schiavitù degli africani deportati da inglesi, francesi, olandesi, spagnoli e portoghesi. Si trattò prima di tutto di un conflitto economico interno e di un braccio di ferro tra Francia e Inghilterra. Gli Stati Uniti, spaccati fra agricoltori e industriali, decisero gli tenersi gli schiavi per non far crollare l'economia del cotone che si reggeva sulla manodopera nera a costo quasi zero. I vincitori nordisti, saggiamente, decisero di rendere onore alla memoria di uomini come lo sconfitto generale sudista Robert Lee per cicatrizzare le ferite della società. E così fu fino all'amministrazione Obama, del tutto inetta di fronte al problema razziale, che tentò di salvare la faccia decretando la fine dell'onore dei vinti e l'abbattimento delle loro statue. I terribili fatti di Charlottesville sono stati causati proprio dalla demolizione di una statua del generale Lee che ha provocato odiosi rigurgiti razzisti.

Ma, ha ragione Donald Trump, gli scontri non ci sarebbero stati se non fossero scesi in piazza gli epigoni di Obama con il proposito di riattizzare l'odio che per un secolo e mezzo era stato contenuto anche grazie alle statue del generale Robert Lee, coraggiosamente rottamato dall'intrepido Obama.

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