Gerusalemme capitale

John Wayne alla Casa Bianca

Trump sapeva che avrebbe provocato un'intifada di sassi e urla

John Wayne alla Casa Bianca

Con Trump c'è gusto perché manda in bestia coloro che ci mandano in bestia. È irritante, sprezzante contro il politicamente corretto, fa saltare i nervi alle ingioiellate e agli impettiti di sinistra e fa vibrare di sdegno le annunciatrici di regime. Che gioia. Bastava conoscere soltanto un po' gli Stati Uniti e la loro storia per sapere che dopo un presidente fintamente nero (non discende dagli schiavi americani) più decadente di un duca belga depresso, il suo successore sarebbe stato un americano radicale, uno che avrebbe subito rimesso l'America al primo posto dell'agenda, che avrebbe mandato all'inferno le idiozie ideologiche sul cambio climatico e minacciato di prendere a pugni chi gli avesse tirato la giacca. Così è stato e l'America è di nuovo quel pianeta unico e irripetibile con cui il mondo deve fare i conti con rispetto e con prudenza. Trump ha risposto con parole di fuoco ai missili nordcoreani, ha detto alle Nazioni Unite «lo stabiliamo noi quanti entreranno nel nostro Paese» e ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele sapendo di provocare un'intifada di sassi e urla, ma ripetendo che Gerusalemme già cinquemila anni fa era ebrea. Politicamente impudente e imprudente, Donald Trump è il John Wayne del XXI secolo.

Non che sia sempre simpatico, ma ci fa sentire spesso vendicati, che è il mestiere del mito americano: quando tutto sembra perduto, arriva il Settimo cavalleggeri e vincono i good guys, con cui ci identifichiamo.

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