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Rotta balcanica Friuli e Slovenia stringono patto anti clandestini

È la rotta dei migranti che giunge nel nostro Paese, passando via terra dalla Repubblica di Slovenia, evitando così il mare

Rotta balcanica Friuli e Slovenia stringono patto anti clandestini

Controlli a tappeto per fronteggiare la «rotta balcanica». È la rotta dei migranti che giunge nel nostro Paese, passando via terra dalla Repubblica di Slovenia, evitando così il mare. Questo accade, in particolare, nella fascia tra la provincia di Trieste e il territorio di Capodistria, e ora anche il Friuli Venezia Giulia ci ripensa e sigla un accordo con le forze slovene. È un protocollo operativo, sottoscritto a metà dicembre scorso, ma partito di fatto ieri sera, per intensificare l'attività di contrasto all'immigrazione irregolare.

È stato siglato tra la quarta zona della polizia di frontiera di Trieste, la polizia di frontiera slovena e la questura di Capodistria. Con il 2017 diventa operativo a tutti gli effetti. Il piano di coordinamento prevede la suddivisione in sei zone di controllo che saranno sorvegliate e presidiate con turni di programmazione periodica, a seconda degli orari maggiormente a rischio. Un po' come i controlli anticlandestini tra le forze di polizia italiane e quelle austriache, ormai consolidati da un anno. «Qui però ci fanno sapere dalla quarta zona della polizia di frontiera di Trieste ciascuna forza opera nella propria fascia confinaria di competenza. In questo modo si ottimizzano le risorse e il controllo è capillare con un pattugliamento dinamico. In più viene intensificato il rapporto di collaborazione con la Slovenia per contrastare questi migranti occulti». Migranti che, ci fanno sapere, a volte si nascondono e vengono ritrovati nei furgoni.

Le fasce orarie preferite per passare la frontiera illegalmente sono quelle notturne o quelle che ricoprono le prime luci dell'alba. «In questo modo ci dicono sempre dalla polizia il confine è presidiato proprio perché si teme che i sistemi di controllo tra i vari Stati possano essere elusi. In più con questo sistema c'è uno scambio continuo di informazioni con i colleghi sloveni e un contatto diretto tra le due sale operative». Una task force, quindi, anche per fronteggiare il clima di questi giorni. Il protocollo operativo ha natura preventiva e prevede un periodo sperimentale di tre mesi che poi saranno, probabilmente, prorogati.

L'accordo va di pari passo con la proposta fatta, di recente, dalla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che prevede un piano di rimpatrio dei clandestini che non abbiano lo status di rifugiato politico.

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