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La roulette russa del premier Tre trappole sulla sua strada

Sicurezza, autonomia e Russiagate: settimana decisiva per il governo. Grillini in difesa contro i big leghisti

La roulette russa del premier Tre trappole sulla sua strada

È la milionesima «settimana decisiva» per il governo gialloverde. Settimana di fuoco, con il redde rationem tra Lega e 5Stelle sul caso Russia (mercoledì in Senato) e sul caso Autonomia (giovedì in Consiglio dei ministri). Settimana in cui, assicurano le cronache politiche, potrebbe consumarsi la rottura definitiva.

A giudicare dai precedenti, quindi, non dovrebbe succedere assolutamente nulla, e la strana coppia Salvini-Di Maio, con il terzo incomodo Conte, dovrebbe continuare imperterrita a convivere al potere. Ma non si sa mai: e in effetti, il pressing della Lega su Salvini, perché rompa il matrimonio con Gigino e corra a incassare i consensi che gli attribuiscono i sondaggi, e che presto potrebbero iniziare a calare, si sta facendo di ora in ora più forsennato. Le parole dei governatori Zaia e Fontana sono una dichiarazione di guerra contro il governo «dei cialtroni» di cui Salvini fa parte, mentre anche il fedelissimo Giorgetti minaccia di dimettersi dall'esecutivo. Conte si fa concavo e convesso per resistere, «apprezza» i toni (durissimi) dei governatori e assicura loro «corretta interlocuzione».

Il leader della Lega, in affanno, si trova preso in una tenaglia: da una parte il suo partito in subbuglio, che non capisce perché il leader continui a piegarsi a Di Maio; e dall'altra i grillini e il premier Conte che gli tengono sospesa sul capo la spada di Damocle del Russiagate. Già, dal premier e dal suo vice grillino arrivano messaggi melliflui e ambigui: «Salvini ci metta nelle condizioni di difenderlo», dicono, mentre Palazzo Chigi fa trapelare che, certo, mercoledì Conte ha intenzione di fare scudo al ministro dell'Interno, il quale però farebbe meglio a ricordarsi che è il premier ad avere la delega ai servizi segreti, e quindi ad avere informazioni di prima mano su quanto Salvini ha fatto o non fatto in Russia.

Insomma, l'acqua attorno al governo è torbida assai, e le mosse di Salvini nelle prossime ore faranno capire fino a che punto. Anche nella Lega sono in molti ad interrogarsi e a chiedersi, come ha fatto nei giorni scorsi con alcuni colleghi il governatore lombardo Fontana, se «non ci sia qualche ragione che noi non conosciamo per le sue scelte rispetto a questo governo».

A guardare i fatti, comunque, la maggioranza resta assai compatta: in Parlamento, i Cinque Stelle hanno evitato di dare ogni pretesto di scontro alla Lega sul decreto Sicurezza bis. Oggi andrà in aula con testo blindato e mercoledì dovrebbe essere posta la fiducia, da votare giovedì: sarebbe davvero bizzarro se Salvini facesse cadere il governo proprio mentre i grillini stanno votando, senza batter ciglio, il suo decreto-manifesto.

Resta lo scontro furibondo sulle Autonomie, con i governatori leghisti all'attacco di Conte. Ma Salvini non ci si è mai appassionato molto: «Un brutto capitolo», si è limitato a dire, per dar soddisfazione a Zaia e Fontana. Ma in casa Lega sono convinti che i 5Stelle, per una volta, dicano il vero quando assicurano che le modifiche al testo che mandano su tutte le furie il Nord sono state «concordate» con i ministri leghisti, incluso il leader. Del resto, per vincere negli appetitosi collegi del Sud Salvini ha bisogno di intese con governatori e ras elettorali meridionali, contrari all'autonomia.

Non se li inimicherà solo per dare soddisfazione a Zaia.

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