Politica

Ruby ter «spacchettato» Processi in sette tribunali

Nuovo assalto a Berlusconi, si ritroverà imputato in mezza Italia. Il Gup ha accolto l'istanza della difesa e ha lasciato a Milano una competenza parziale, ma ha spedito gli atti ad altre sei procure

Luca Fazzo

Milano Uno spezzatino giudiziario che sparpaglia i processi a Silvio Berlusconi in sette tribunali diversi, esponendo il Cavaliere ad un interminabile Giro d'Italia in veste di imputato. È questa la prospettiva inedita che si apre nella vicenda Ruby ter, ovvero nell'inchiesta che vede l'ex premier accusato di corruzione in atti giudiziari insieme a numerosi ospiti delle sue feste ad Arcore. Si tratta praticamente di tutti i testimoni che nel processo Ruby negarono di avere assistito nella villa del Cavaliere a scene a luce rossa, e che per questo sono stati incriminati per corruzione o per falsa testimonianza. Il processo, come è noto, finì con la assoluzione di Berlusconi con formula piena sia in appello che in Cassazione: ma gli stessi giudici che ritennero innocente Berlusconi, misero nero su bianco che le testimonianze a suo favore erano frutto o della sudditanza o dei versamenti in contanti.

Saranno ora le Procure e poi i tribunali di Roma, Torino, Monza, Treviso, Siena e Pescara a valutare se davvero il Cavaliere abbia comprato il silenzio e le bugie di Ruby, delle Olgettine e degli altri ospiti delle sue feste che hanno negato di avervi mai assistito a scene a luce rossa. Berlusconi sarà imputato in ciascuno di questi processi. La decisione di spezzettare il processo viene presa ieri dal giudice preliminare Anna Laura Marchiondelli, che accoglie le richieste avanzate da una serie di coimputati del Cavaliere. È una decisione che dal punto di vista dell'ex premier ha il pregio di portare il castello accusatorio creato dalla Procura milanese intorno al caso Ruby nelle mani di giudici lontani dall'influenza dei magistrati con cui Berlusconi combatte da vent'anni. Il Cavaliere, attraverso i suoi legali Franco Coppi e Federico Cecconi, aveva chiesto invece che il processo venisse spostato interamente a Roma. Ieri, la decisione del giudice Marchiondelli accontenta gli imputati minori, ma espone Berlusconi a mesi e forse anni di processi clone, che in teoria potrebbero concludersi ognuno con una condanna, e solo al termine dell'iter il Cavaliere potrebbe chiedere che le pene siano unificate dal vincolo della continuazione per riportarle ad un totale ad una cifra. Una prospettiva verso la quale Coppi, uscendo dall'aula, non nasconde il malumore: «Non so se ho l'età e le forze sufficienti», dice.

Anche i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio si erano battuti contro le richieste dei difensori di togliere il processo alla competenza milanese. Il timore della Procura meneghina era esplicito: una indagine vasta e complessa come questa che va sotto il nome di «Ruby ter», se trasloca nelle mani di pm che non la conoscono, e che non hanno dalla loro parte la collaborazione dei poliziotti che hanno indagato, rischia di essere depotenziata.

Alla fine, la decisione del giudice lascia a Milano il troncone più consistente, che comprende insieme a Berlusconi 15 accusati di corruzione giudiziaria, tra i qual Kharima el Mahroug (ovvero Ruby) e tutti gli imputati che rispondono solo di falsa testimonianza.

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