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Russia, l'audio chiave non è stato manomesso. Si cerca la gola profonda

I consulenti dei pm: registrazione autentica Regge l'accusa di corruzione internazionale

Russia, l'audio chiave non è stato manomesso. Si cerca la gola profonda

Ora è certo: c'era una gola profonda seduta al tavolo del Metropol il 18 ottobre 2018. I primi tasselli del mosaico misterioso intorno ai presunti fondi russi alla Lega si compongono grazie al ricorso al Riesame da parte dei tre italiani indagati per corruzione internazionale. Gli elementi delle ultime ore sono che a registrare, probabilmente con un cellulare, il colloquio nell'hotel di Mosca è stato uno dei tre partecipanti italiani, appunto indagati (Gianluca Savoini, Gianluca Meranda e Francesco Vannucci). E che a consegnare alla Procura il file Mp3 con la registrazione è stato uno dei due giornalisti dell'Espresso che a febbraio hanno fatto lo scoop sulla trattativa per lo scambio petrolio-rubli.

Ieri i pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, che conducono l'inchiesta sotto la guida dell'aggiunto Fabio De Pasquale, hanno depositato al tribunale del Riesame alcuni atti d'indagine tra cui la trascrizione della registrazione resa nota da Buzzfeed lo scorso 10 luglio. Al Riesame si sono rivolti gli indagati per chiedere la restituzione del materiale a loro sequestrato dalla Guardia di finanza, come cellulari e computer. L'udienza per Savoini è stata fissata per il 5 settembre, ma non è escluso che le difese decidano di rinunciare a questo passaggio, ora che hanno accesso alla documentazione. Da parte sua la Procura ha messo a disposizione la trascrizione e «pochissimo altro». Il meno possibile insomma, per non scoprire le proprie carte. Sono esclusi tabulati e informazioni più sostanziose. C'è però una consulenza tecnica che attesta «la genuinità - si spiega - e l'assenza di manomissione» dell'audio lungo circa un'ora e un quarto.

I pm hanno acquisito l'audio da uno dei due giornalisti autori della rivelazione, Giovanni Tizian e Stefano Vergine. Il file non è stato consegnato spontaneamente bensì in seguito e un atto di consegna formale. Il cronista, ascoltato come teste dopo l'uscita del primo articolo, non ha risposto alle domande sulla fonte che gli ha fornito la registrazione, facendo appello al segreto professionale. Ma è stato lui a far riferimento all'esistenza di tale prova. Non si può totalmente escludere che la gola profonda sia qualcuno diverso dalla persona che ha registrato e neppure che si tratti di uno dei tre russi al tavolo. Un mistero anche lo scopo della registrazione e della soffiata ai giornalisti. L'informativa con cui è stato acquisito il file rientra nel fascicolo della Procura. I giornalisti sono stati testimoni oculari dell'incontro, hanno scattato foto, ma sono rimasti a debita distanza. I pm sono convinti poi che la riunione al Metropol non sia stata la prima in cui si è discusso dello scambio, poi sfumato. Ci sarebbero stati incontri precedenti, come si dedurrebbe proprio dall'audio chiave.

Emerge anche la tempistica dell'inchiesta milanese sulla compravendita di una grossa partita di petrolio, che grazie a uno sconto avrebbe dovuto produrre un surplus da destinare in parte agli intermediari russi e in parte al Carroccio. Il fascicolo è nato dopo l'articolo dell'Espresso e le attività sottotraccia condotte nei mesi successivi avrebbero portato a risultati che dimostrano l'ipotesi di reato. Un ultimo importante dettaglio. Secondo gli inquirenti, che hanno informazioni sull'identità dei russi seduti con Savoini e compagni, almeno uno di loro è un funzionario pubblico.

Da qui la corruzione internazionale, che resta in piedi anche nei casi in cui lo scambio poi non si concretizzi.

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