Cronache

Sì al numero chiuso Per salvare i centri storici

Militari controllano i turisti all'ingresso del Duomo a Milano
Militari controllano i turisti all'ingresso del Duomo a Milano

Numero chiuso? Fosse per me, numero blindato. Penso che chiunque risieda o lavori nel centro storico di una città d'arte condivida il mio pensiero. È ormai una questione di sopravvivenza e fra poco diventerà una guerra all'ultimo sangue: o i turisti o noi. Abito nel cuore di Parma e ogni giorno che passa è più difficile dormire, fare la spesa, parcheggiare la macchina e perfino andare in bicicletta perché i borghi sono tutti un tavolino e un mercatino (il sindaco Pizzarotti ignora che le strade sono fatte per circolare, non per sostare, e ostacola sia i mezzi dei residenti sia i mezzi di soccorso).

Per lavoro sono spesso a Venezia, sede del mio editore, e sul pessimo ponte di Calatrava devo farmi largo fra interi continenti (colonne compatte di americani, asiatici, europei...) per giungere stremato in piazzale Roma dove ancora non posso dirmi in salvo: occorre sfuggire all'agguato dei mille pullman, autobus e tram (ogni tanto un pedone finisce all'ospedale di Mestre per trauma cranico), superare il muro di lamiere e gas delle auto in coda all'ingresso dei parcheggi multipiano e solo a quel punto ho buone probabilità di arrivare intero in Marsilio. Non oso pensare ai problemi degli eroi che resistono a vivere nelle strette calli intorno a piazza San Marco, spazio urbano unico al mondo che tutto il mondo sembra ansioso di calpestare in tutte le accezioni della parola. Il biglietto d'ingresso che in Comune stanno ipotizzando è una soluzione triste? Certo, ma la morte per turismo è ancora meno allegra.

Gli oppositori devono ripassare la fisica e in particolare l'incompenetrabilità dei corpi, quella legge che innumerevoli comitive cercano quotidianamente di violare. Problemi analoghi alle Cinque Terre, altra destinazione con numero chiuso inevitabile: paesi piccolissimi con strade strettissime in cui milioni di persone sognano di arrivare in Suv... Dire che la bellezza dev'essere a disposizione di tutti suona bene, consente di figurare sinceri democratici, ma è un'astrazione che ignora la realtà del turismo low cost, in crescita senza fine. Funzionava al tempo del Grand Tour, al tempo dei passaporti, dei visti difficoltosi, delle dogane occhiute, dei voli che costavano un occhio della testa: non oggi. Inoltre fa riferimento alla democrazia come la pensava Rousseau, e dunque come la pensa Grillo, in cui nulla impedisce alla maggioranza di schiacciare le minoranze (in questo caso i residenti, i lavoratori, gli studiosi...). Soluzioni alternative? Ne ho una, obbligare l'intera umanità a leggere Pascal e imparare a memoria la sua formidabile frase contro i viaggi: «Tutta l'infelicità degli uomini deriva da una cosa sola: dal non sapersene stare tranquilli in una stanza».

Immagino però che a mettere il numero chiuso si faccia prima.

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