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"Sì allo stadio, ma meglio farlo altrove". La Raggi sale su un cavillo per fermarlo

L'escamotage per uscire dal pantano senza contenziosi

"Sì allo stadio, ma meglio farlo altrove". La Raggi sale su un cavillo per fermarlo

Roma - Dire no allo stadio della Roma senza dire no. Beppe Grillo e Virginia Raggi avrebbero scovato una via d'uscita dall'impasse, con furbizia.

La sponda dovrebbe offrirla l'Avvocatura capitolina, alla quale la sindaca ha chiesto un parere sulla delibera Marino, che nel 2014 ha riconosciuto il pubblico interesse dell'opera. Ma, attenzione, per ottenere quello che vuole la Raggi non si è rivolta all'ufficio, come d'abitudine, e dunque al suo capo Carlo Sportelli perché assegnasse l'incarico ad uno dei suoi avvocati, ma direttamente ad Andrea Magnanelli, che dirigeva l'Avvocatura del comune ai tempi di Gianni Alemanno sindaco e ora ancora ne fa parte.

Una mossa segretissima, per un parere «su misura» (che potrebbe già essere nelle mani della sindaca). Il risultato da ottenere, probabilmente, non è l'ok ad un annullamento della delibera, che esporrebbe il Comune al rischio di una causa da almeno un miliardo e i consiglieri a dover rispondere di tasca propria, ma l'autorizzazione ad una nuova delibera per un'opera di cubatura minore e magari in un altro sito, come ha auspicato Grillo sottolineando il rischio geologico del vecchio ippodromo. La revoca della decisione della giunta Marino sarebbe implicita, ma ci vorrebbe il consenso del gruppo Parnasi. E comunque si dovrebbe cominciare daccapo la procedura, con conferenza dei servizi eccetera, rinviando tutto alle calende greche.

Grillo e la Raggi, d'altronde, si trovano a fronteggiare i dissidenti del M5s in Campidoglio, che quello stadio e la cementificazione connessa proprio non li vogliono e hanno già portato i pareri dei loro avvocati per annullare la delibera sul progetto di Tor di Valle. Su questa linea c'è anche gran parte della base grillina.

Per questo, la sindaca e il suo Tutore avrebbero deciso di chiedere il parere giusto alla persona giusta. Sarebbe il secondo sul problema, perché all'inizio di dicembre la Raggi si è già rivolta all'Avvocatura per lo stadio. Non se ne sa nulla, ma a metà gennaio la risposta è regolarmente arrivata: 7 pagine in cui il capo dell'ufficio Sportelli e il titolare del fascicolo (poi esautorato) Rodolfo Murra spiegavano i rischi di un annullamento della delibera, senza che vi fossero vizi d'illegittimità. Sarebbe una revoca, diversa dal punto di vista amministrativo, che esporrebbe il Comune a sicuro contenzioso e probabile sconfitta con grossi danni da pagare.

Sottolineatura questa che ha messo in allarme la sindaca, marcata stretta dalla fronda anticemento dei suoi. Ecco perché ora vuole avere in mano un parere diverso, che non porti allo stop (impopolare soprattutto causa tifosi) ma cambi le carte in tavola e dilati i tempi.

L'Avvocatura capitolina in questa vicenda è stata al centro delle più sotterranee manovre. Anche l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini, il giorno prima di dimettersi definitivamente e cioè il 13 febbraio, ha chiesto un parere, ipotizzando criticità del progetto a livello societario: per il fatto, cioè, che a proporlo non fosse una società sportiva ma Euronova (Parnasi). Mossa pretestuosa, visto che da 2 anni tutto era noto. L'ultimo tentativo di bloccare l'opera.

Ma lui se ne andò e la richiesta fu cestinata.

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