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Saif Gheddafi libero: il figlio del Colonnello vuole parlare alla Libia

L'attesa per un appello al Paese e l'ipotesi di un futuro in politica. Il nodo dei migranti

Saif Gheddafi libero: il figlio del Colonnello vuole parlare alla Libia

Saif al Islam potrebbe guidare la rivincita dei Gheddafi in Libia e tamponare la «bomba umana» dei migranti come veniva definita da suo padre, il Colonnello? Un'impresa ardita, ma adesso che è stato liberato tutto è possibile. Il figlio intelligente di Muammar Gheddafi potrebbe pronunciare a breve un discorso-appello al popolo libico oppure sparire in un silenzioso esilio in Oman dove madre, sorella e altri familiari hanno già trovato rifugio.

Una delle milizie di Zintan, che tenevano prigioniero «la spada dell'Islam», significato del nome del pargolo di Gheddafi, lo ha liberato venerdì scorso. Nel 2011 era stato catturato nel deserto meridionale libico mentre era in fuga dopo il linciaggio del padre a Sirte. Il primo campanello d'allarme per il ritorno in scena di Gheddafi junior era suonato lo scorso febbraio con un'analisi pubblicata dalla rivista geopolitica Foreign policy, che non lascia dubbi. «Il presidente americano Donald Trump ha un'occasione unica per risolvere il caos in Libia appoggiando Saif al Islam come capo dello Stato», recitava il sommario. L'analisi spiegava che il secondogenito del Colonnello «è l'unico uomo in grado di riunire le tribù libiche formando una vera democrazia e sterminare l'Isis oltre a risolvere la crisi dei migranti».

Dal 29 maggio Isa al Saghir, ministro della Giustizia del governo di Tobruk non più riconosciuto dalla comunità internazionale, si era recato a Zintan in missione segreta. Il parlamento in esilio in Cirenaica, che si oppone all'esecutivo di Fayez al Serraj a Tripoli appoggiato dall'Onu e soprattutto dall'Italia, ha votato un'amnistia generale. I miliziani di Zintan sono alleati dell'esercito libico del generale Khalifa Haftar, uomo forte, del governo di Tobruk. Il colonnello Ajami al Atiri, che guida la brigata Abu Bakr al Siddiqi, responsabile della detenzione del figlio di Gheddafi, lo ha scarcerato utilizzando come pretesto la grazia, che ha un valore legale relativo. Saif al Islam si trovava già in semi libertà, nonostante la condanna a morte di un tribunale di Tripoli e il mandato di cattura della Corte penale internazionale dell'Aja per crimini di guerra. In realtà lo stesso ufficiale che lo ha liberato aveva ipotizzato, prima del rilascio, «un futuro politico in Libia» per il figlio di Gheddafi.

L'incertezza sulla sua destinazione alimenta l'attesa per le mosse di Saif al Islam. Il sito d'informazione Libyan Express dava per certo un trasferimento a Bayda, nella parte orientale del paese, sede del quartier generale di Haftar. La Bbc citava nelle ultime ore fonti libiche che parlavano di Tobruk, come destinazione del figlio di Gheddafi. Un'altra pista è Ubari, nel sud della Libia, dove sarebbe sotto protezione delle forze del generale Ali Kanah, ex ufficiale di Gheddafi. Le voci su un appello alla nazione sono insistenti, ma fin dal 2014 la battagliera sorella Aisha aveva lanciato l'idea di un «ritorno» dei giovani Gheddafi.

Saif al Islam è uomo di mondo istruito a Vienna e a Londra. Chi scrive lo ha incontrato la prima volta ai funerali del suo grande amico Jörg Haider, governatore della Carinzia. E rivisto nel caos della rivolta che ha disarcionato il padre quando arringava i giornalisti giurando in perfetto inglese: «Non ci arrenderemo mai».

Il Colonnello lo considerava il suo delfino, ma dopo sei anni di caos risolvere l'anarchia libica e fermare l'invasione dei migranti è una missione quasi impossibile, anche per il figlio intelligente di Gheddafi.

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