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Sala candidato di cartapesta che fugge da Parisi

Mr Expo non si presenta ai confronti e viene sbeffeggiato: una sua foto sulla sedia vuota

Sala candidato di cartapesta che fugge da Parisi

Milano - Una seggiola di plexiglass trasparente ieri mattina a Telelombardia. Una seggiola vuota con sopra solo una cartelletta senza fogli e la fotografia di Giuseppe Sala. Almeno quella a evocare una presenza del candidato sindaco del centrosinistra a Milano che ancora una volta ha evitato il faccia a faccia con gli avversari. Eppure proprio ieri il titolone di Repubblica dava il via alla «battaglia dei confronti televisivi». E tra virgolette proprio Sala diceva di auspicare «un grande dibattito, in un luogo ampio e capiente che possa contenere più persone possibile».

A parole. Perché ieri mattina Basilio Rizzo («Milano in Comune»), Gianluca Corrado (Movimento 5 stelle) e Nicolò Mardegan (NoixMilano) a Buongiorno Lombardia, la trasmissione che apre il palinsesto, si sono dovuti accontentare di una sua foto messa lì dai conduttori. Così come solo un messaggio è arrivato da Sala nel pomeriggio all'incontro con le comunità religiose a cui hanno partecipato illustri esponenti di cristiani, ebrei e musulmani e che sarebbe stata un'ottima occasione per discutere di integrazione e moschee. Ancora una volta presente Parisi che di Sala non ha visto nemmeno l'ombra.

Sì, perché adesso Milano oltre a un sindaco ombra come l'avvocato rosso Giuliano Pisapia che già un anno fa ha annunciato il suo «gran rifiuto», ha pure un candidato fantasma. L'ex numero uno Expo che continua a rifiutare la lista dei conti e ora anche il faccia a faccia. Probabilmente spaventato da un confronto che rischia di essere piuttosto complicato di fronte a un Parisi che oltre all'esperienza da manager (privato e pubblico) può vantare qualche lustro a Palazzo Chigi con personaggi del calibro di Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi, prima di un ruolo da direttore generale di Confindustria.

Chiaro che Sala lo tema. E che lo tema anche Renzi perché, al di là della corsa a sindaco di Milano, il centrodestra proprio sul suo nome proposto a sorpresa da Silvio Berlusconi ha miracolosamente ritrovato quell'unità che altrove è un miraggio. E di qui, almeno sembra, il centrodestra ha intenzione di ripartire ricostruendo la grande coalizione per dare l'assalto, e ormai mancano meno di due anni, al regno di Matteo Renzi. Il putto fiorentino che nell'impossibilità di eludere all'infinito, come probabilmente riterrebbe giusto, il voto dei cittadini trasformando il suo governo in una monarchia (a suo parere illuminata), prima o poi dovrà pur consentire al Paese di prender matita e scheda elettorale per dirgli che cosa pensi di lui.

Per il momento potranno farlo i milanesi, visto che Sala è proprio l'uomo su cui Renzi ha puntato tutte le sue fiches. Certo, lo ha fatto quando la sua strada di Sala sembrava in discesa. Prima che il suo pupillo venisse scoperto a convocare nella sede istituzionale dell'Expo il suo comitato elettorale. O che si scoprisse che il terreno dichiarato in Liguria era invece una sontuosa villa, perdipiù affidata all'archistar Michele De Lucchi beneficiata da cospicui appalti Expo affidati senza gara. E che nella dichiarazione giurata per la legge sulla trasparenza, lo stesso Sala avesse dimenticato di dichiarare un'altra casa a Pontresina, con vista su Sankt Moritz. Senza che la procura di Milano, nonostante l'esposto presentato dal vice presidente del consiglio comunale Riccardo De Corato, abbia ancora sentito l'urgenza di aprire almeno un fascicolo per indagare sulla vicenda. Una sfilza di «incidenti» che non sarebbero stati perdonati a nessun altro.

Ma si sa, nell'Italia dell'era Renzi le cose vanno un po' così.

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