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Sala ci ricasca: archistar pure per la casa di Milano

La ristrutturazione dell'appartamento affidata a Boeri, impegnato in Expo

Sala ci ricasca: archistar pure per la casa di Milano

Milano - Verrebbe da dire: eh, ma allora è un vizio! Perché si scopre che la villa di Zoagli non è l'unico caso in cui Beppe Sala, dovendo sistemare i suo affari privati, ha usato i contatti che aveva come pubblico amministratore. Scavando sul commissario straordinario di Expo, il supermanager dal ciuffo bruno che oggi e domani le primarie incoroneranno a candidato sindaco di Milano per il centrosinistra, salta fuori un'altra storia che ha singolari analogie con quella della residenza sul Tigullio, progettata in buona parte dall'archistar Michele De Lucchi, che nello stesso periodo accumulava incarichi su incarichi per l'esposizione universale. Anche stavolta c'è di mezzo una casa di Sala: in questo caso è la residenza milanese, a due passi da Brera. E c'è di mezzo un altro architetto di chiara fama: Stefano Boeri, anche lui, all'epoca in cui lavora alla casa di Brera, pienamente coinvolto nell'operazione Expo. Dovendo trovare un professionista cui rivolgersi per ristrutturare la casa, Sala - che in quel momento è direttore generale del Comune di Milano, principale azionista dell'esposizione universale - non trova niente di meglio che rivolgersi a Boeri, che del progetto Expo è uno delle teste pensanti, tanto da essere il firmatario del primo masterplan «Nutrire il pianeta, energie per la vita».Oltretutto in quei mesi Boeri è impegnato a Milano in una serie di operazioni immobiliari, prima tra tutte il progetto Cerba, che lanciano ulteriormente l'ombra del conflitto di interessi sul rapporto d'affari privato tra il city manager e l'archistar. Tutto avviene nella tarda primavera del 2010, quando Boeri fa ancora parte della consulta di architetti di Expo: se ne andrà pochi mesi dopo, a settembre, quando deciderà di candidarsi alle primarie del centrosinistra (verrà sconfitto a sorpresa da Giuliano Pisapia). Ma in primavera Boeri è ancora solidamente al suo posto. Sala e sua moglie Doroty de Rubeis hanno bisogno di un progetto per sistemare la bella e spaziosa casa in cui vivono: via Goito, davanti al liceo Parini, da sempre fucina della classe dirigente milanese. Sono lavori impegnativi, e Sala vuole qualcuno di affidabile. Per trovare l'uomo giusto non deve fare molta strada, visto che ci lavora insieme quotidianamente: si rivolge a Boeri, senza notare la palese inopportunità della scelta. E Boeri non si tira indietro. Il lavoro viene regolarmente fatturato in due soluzioni e pagato: come d'altronde verrà fatturato e pagato l'incarico dato da Sala a De Lucchi per la progettazione della villa di Zoagli. Impegno modesto, compenso (relativamente modesto): ma è chiaro che non sono gli importi l'aspetto più importante di questa storia. Paradossalmente, la vicenda viene a galla ora che i due protagonisti sono schierati su fronti diversi: alle primarie di questo weekend Boeri sostiene apertamente la candidatura di Francesca Balzani, assessore al Bilancio, che nella competizione con Sala ha manifestato più di una asprezza, tirando in ballo ripetutamente anche i conti di Expo. E d'altronde i rapporti tra Boeri ed Expo si sono raffreddati presto, man mano che il masterplan voluto dall'architetto milanese insieme a Jacques Herzog e William McDonough si annacquava e snaturava nelle mani di Sala. Ma a primavera del 2010 i rapporti tra i due erano evidentemente ancora eccellenti. E Sala trova normale già allora che chi lavorava per Expo lavorasse anche per lui.

E, come accaduto poi anche nel caso De Lucchi, si guardò bene dal rendere noto il doppio rapporto con Boeri: anche se il codice etico-aziendale di Expo prevederebbe esattamente il contrario.

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