Mondo

Dopo Salah l'incubo continua. Ecco perché colpiranno ancora

Caccia all'ultimo "fantasma": Laachraoui ha lasciato tracce nella casa di Forest dove è stato individuato Salah Abdeslam

L'arresto di Salah Abdeslam a Molenbeek
L'arresto di Salah Abdeslam a Molenbeek

Si chiama Najim Laachraoui, ha 24 anni e combatteva in Siria con lo Stato Islamico fin dal 2013. È l'ultimo fantasma delle stragi di Parigi. Il suo Dna era presente in tutti i covi utilizzati da Salah Abdeslam, il «fuggitivo» catturato venerdì a Bruxelles dopo una caccia di quattro mesi. Conosciuto, fino a ieri, solo con il falso nome di Soufiane Kayal, Laachraoui aveva viaggiato dalla Grecia fino al Belgio a bordo di una Mercedes noleggiata dallo stesso Salah Abdeslam. Sull'auto, fermata ad un posto di blocco ungherese il 9 settembre scorso, viaggiava, con il falso nome di Samir Bouzid, anche Mohammed Belkaid, il 35 enne algerino ucciso nel covo di Forest, alla periferia di Bruxelles, dove si nascondeva anche Salah. L'emergere di sempre nuovi personaggi alimenta almeno cinque interrogativi diventati, nonostante la cattura di Salah, l'incubo dei servizi di sicurezza europei.

I nuovi obbiettivi

A novembre il premier inglese David Cameron avvisò che la struttura dell'Isis responsabile delle operazioni esterne, voleva colpir il Regno Unito e i suoi alleati. Per Mark Rowley, responsabile dell'antiterrorismo di Scotland Yard, lo Stato Islamico prepara attentati spettacolari in tutta Europa. Per il ministro degli esteri belga Didier Reynders la cellula di Salah puntava a Bruxelles. Un sospetto avvalorato dal ritrovamento di vari detonatori nel covo di Forest. Il timore è che la direzione strategica stia coordinando le cellule europee per realizzare attacchi sincronizzati e colpire in uno stesso giorno diverse capitali.

I terroristi già in Europa

Dall'Europa sono partiti per la Siria oltre tremila jihadisti. Seicento erano originari della Francia, oltre 800 dall'Inghilterra, più di 400 del Belgio e una novantina dell'Italia. Per i servizi segreti europei una metà dei «francesi» e degli inglesi - oltre ad un centinaio di belgi - è tornata sfruttando la rotta degli immigrati. Ma dove sono? Gli inquirenti temono che Isis utilizzi cellule indipendenti tra di loro coordinate da una «direzione strategica» siriana. In questo caso le eventuali confessioni di Salah aiuteranno a sgominare quanto resta della cellula entrata in azione a Parigi, ma non neutralizzeranno il rischio di nuovi attentati.

Il flusso terrorista

Molti terroristi penetrati in Europa seguendo la rotta balcanica erano conosciuti, ma sono sfuggiti ai controlli grazie alle false generalità annotate su passaporti siriani autentici caduti nelle mani dell'Isis. Nessuno oggi sa dire se l'Isis utilizzi altri lotti di documenti falsi e il flusso continui.

Il mistero dei capi cellula

A tutt'oggi non si sa chi guidasse il comando entrato in azione a Parigi. Sopra Abdelhamid Abaaoud, il «comandante» sul campo e al «logista» Salah Abdelsalem c'era qualcuno che dall'Europa coordinava le operazioni con la «direzione strategica» in Siria. Uno dei coordinatori, con cui i terroristi parlavano al telefono durante le stragi, potrebbe essere Mohamed Abrini, un trentunenne con precedenti da criminale comune filmato con Salah Abdeslam in un distributore alla periferia di Parigi due giorni prima delle stragi a a bordo della stessa Clio usata per gli attentati. Di lui si sono completamente perdute le tracce.

La struttura delle cellule

La cellula entrata in azione a Parigi contava più di trenta persone legate da rapporti di amicizia risalenti all'infanzia e garantiti dall'omertà della comunità islamica del quartiere di Molenbeek in cui vivevano Abdelhamid Abaaoud, Salah Abdelsalem e Mohamed Abrini.

Se anche le altre cellule europee si basano su strutture «locali» e «familiari» sarà difficile smantellarle prima che entrino in azione.

Commenti