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Salvini abbassa i toni sulla leadership. E rassicura: "Io moderato e liberale"

Il segretario della Lega: «Noi primo partito ma di primarie non parlo più». Affondo a Renzi: festeggia? Il caldo fa brutti scherzi

Salvini abbassa i toni sulla leadership. E rassicura: "Io moderato e liberale"

Roma - Nel centrodestra è il momento di godersi i risultati dei ballottaggi. Sullo sfondo la legge elettorale e il probabile nodo sulla leadership. La vittoria storica nelle roccaforti rosse di Genova, La Spezia, Piacenza e Pistoia, la tenuta di Verona, l'affermazione a sorpresa a L'Aquila e l'en plein in Lombardia con la conquista di Monza, Como, Lodi e la «Stalingrado d'Italia», Sesto San Giovanni, possono bastare per una ritrovata serenità tra Fi, Lega e Fdi in vista delle politiche. Il tempo per studiare tattiche di convergenza che permettano al centrodestra di vincere, unito, non manca. Alla sinistra, che a questo punto può solo confidare in future bagarre tra i tre leader, ribatte Matteo Salvini annunciando che la questione della leadership è l'ultima delle preoccupazioni. «Ho proposto 18 volte di fare le primarie sul leader e sul programma e mi è stato detto 18 volte no. Su questo non mi incaponisco più». Si Vedrà. Di sicuro in questo momento serve fare «una legge elettorale di cinque righe. E votare subito».

Nel frattempo Salvini si professa moderato ed è una notizia. «Sono un moderato e sono anche liberale. Cerco di risolvere problemi. E poi moderato e liberale sono categorie dello spirito nel 2017». Lega che irride quel tweet guascone che cantava un'improbabile vittoria. «Non capisco come Renzi, il segretario del primo partito italiano possa aver festeggiato ieri. Il caldo fa brutti scherzi». Ma Salvini ce l'ha pure con Gentiloni. «Ma quand'è che sale al Quirinale per dimettersi?».

Esclusi accordi con Alfano, la sola strada percorribile è quella del voto in stile amministrative. Dunque un sistema elettorale di tipo maggioritario che faciliti le coalizioni. «Questa è la terza sfiducia dopo il referendum del 4 dicembre e il primo turno - incalza il segretario della Lega- c'è modo e modo di vincere, per me la politica è sudore, passione e consumarsi la suola delle scarpe e non solo tv o Facebook. Prima si va al voto, meglio è. Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno, se dopo decenni abbiamo vinto in città come Genova e Sesto, vuol dire che possiamo farlo anche a livello nazionale. Come diceva Disney se puoi pensarlo puoi farlo. E siccome la matematica non è un'opinione, nei centri più importanti dove il centrodestra ha vinto la Lega è il primo partito: Genova, Monza, Alessandria e Verona». Ma i risultati sono stati soddisfacenti anche al centrosud. «Abbiamo 4 consiglieri comunali a L'Aquila, per la prima volta nella storia. Abbiamo eletto 32 consiglieri comunali in Sicilia e 5 a Ladispoli. Dedicato a chi dice che sotto il Po la Lega non c'è».

L'altra fetta di una Destra che punta all'alleanza tra leader piuttosto che a farne fuori due, è Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia che ieri mattina è andata a l'Aquila dal neosindaco Pierluigi Biondi, protagonista di un'inattesa rimonta al ballottaggio. «Volevo guardarlo negli occhi, siamo cresciuti insieme racconta Meloni - sia per il lavoro svolto negli anni a L'Aquila dal centrodestra, sia per il premio alla semplicità e alla chiarezza delle nostre proposte. Quando c'è un programma coerente e una candidatura di qualità, i risultati ci premiano. A questo punto mi chiedo se il presidente Mattarella consideri normale che un governo non eletto da nessuno, che non ha la maggioranza nel Paese, continui a stare lì. Ho l'impressione che la moderazione non serva più».

Occorrerà mettersi d'accordo su taluni termini, però.

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