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Salvini chiude: mai con il Pd "Al governo fra 15 giorni"

Il leghista: «Se vinco in Molise e Friuli, si parte». Poi stronca Di Maio e il reddito di cittadinanza: solo fumo

Salvini chiude: mai con il Pd "Al governo fra 15 giorni"

«Sia chiaro a tutti, anche alle orecchie di chi non vuole intendere, che se vinciamo in Molise e in Friuli Venezia Giulia nel giro di 15 giorni si fa il governo senza perdere altro tempo».

Matteo Salvini non si nasconde e nel corso del suo tour elettorale in Molise (tappe a San Giuliano, Larino, Santa Croce, Montenero, Termoli e infine Campobasso) assegna al voto regionale di domenica prossima un valore politico fondamentale. «Ora a Roma hanno paura e ridimensionano il valore del voto in Molise», dice riferendosi alle parole di Luigi Di Maio che in una intervista ha dichiarato che «i risultati elettorali del Friuli Venezia Giulia, come anche quelli del Molise, non possono avere una concreta influenza sulle vicende nazionali». Quindi il Molise come l'Ohio? Per Salvini è un «paragone da provinciali». Il riferimento è alla vulgata che assegna al piccolo Stato americano il potere di decidere l'inquilino della Casa Bianca. «Lì, nel Midwest, non fanno certo l'olio che si fa qui...», dice a Montenero di Bisaccia.

Salvini lancia due messaggi politici: nessuna speranza di un suo ripensamento e di una apertura al Pd; nessuna possibilità di tradire il mandato popolare e spaccare il centrodestra. «Io dialogo con tutti, ma l'unico punto fermo è che con il Pd non si può fare nulla. A Calenda (che propone un governo di transizione con tutte le forze politiche, con la costituzione di una bicamerale per la legge elettorale e per la riforma dell'assetto istituzionale del Paese e il taglio dei costi della politica, ndr) dico, mamma mia! Un governo con chi ha approvato la Fornero o vuole gli immigrati che cosa potrebbe fare?».

Esaurito il capitolo Pd, Salvini risponde ancora una volta al capo politico del Movimento Cinquestelle e al suo tentativo di spaccare il centrodestra, chiedendo rispetto per la volontà espressa dagli elettori. «Ogni voto conta e noi pensiamo che da queste regionali possa venire un segnale nazionale di chiarezza e di cambiamento. Quello che Di Maio giudica un danno, il centrodestra unito - ha sottolineato il leader del Carroccio - è quello che gli elettori hanno premiato col voto il 4 marzo: chiedo al Movimento 5 stelle di avere rispetto per gli elettori».

Salvini non ha dubbi sulla scelta dei compagni di viaggio per una eventuale avventura governativa. «I numeri del voto sono chiari e l'unico governo possibile e con un'ampia maggioranza è con il centrodestra e i Cinquestelle. Se Di Maio e Berlusconi continuano a dire io sì, tu no non ne usciamo». A chi gli chiede se con Di Maio il discorso sia chiuso, Salvini risponde: «Non c'è niente di chiuso se ciascuno usa un po' di responsabilità, io sono pronto a partire».

Il leader leghista mantiene toni misurati, ma di comizio in comizio qualche parola più dura sui Cinquestelle finisce per sfuggirgli. «Come io dico che non esistono partiti o elettori pericolosi chiedo che tutti gli altri facciano lo stesso. Certo c'è una differenza tra Lega e Cinquestelle, un conto è dire no alla Tav, alla Tap, al carbone, al petrolio, ma quando vai a governare devi dire sì, quindi pensateci prima di scegliere chi dice solo no». «Non vendo fumo - dice parlando in piazza a Termoli - però vi assicuro che sui temi principali come il lavoro, le tasse, gli immigrati, la legge Fornero e la scuola manterremo le promesse. Non vengo a Termoli per dire: se vinciamo da lunedì darò mille euro al mese a tutti quelli che se ne stanno a casa, a guardare la televisione. Le ca....te le lascio dire agli altri.

Non ho fumo da vendere».

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