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Salvini contro Conte, scaricabarile sui rimpatri

Il ministro: "Serve più impegno". I 5S: "Fa lo gnorri, ha fallito lui". Duello con la Trenta

Salvini contro Conte, scaricabarile sui rimpatri

Roma - Con l'avvicinarsi delle elezioni lo scontro nel governo sale di livello. Matteo Salvini passa dalle frecciate velenose ma soltanto verbali alle note scritte in gelido tono formale. Questa volta nel mirino del vicepremier ci sono il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ed il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, accusati di non fare abbastanza in particolare sul fronte dei rimpatri. La cavalcata al rialzo nei sondaggi di Salvini si è bruscamente arrestata e il leader del Carroccio corre ai ripari lavorando freneticamente sul fronte che fino ad ora gli ha fatto guadagnare più consensi: il contrasto all'immigrazione. Ma invocare porti chiusi, sequestrare le navi delle ong e mettere in discussione l'operato della Marina Militare provocando l'ira della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta evidentemente non basta più e il vicepremier attacca gli alleati di governo. Complice anche l'intervista rilasciata da Conte al quotidiano spagnolo El pais al quale il premier ha detto che l'idea che sia Salvini a comandare in Italia «è un'illusione ottica». Una stoccata che si aggiunge alle parole durissime della Trenta che accusa Salvini di cercare ogni pretesto per attaccarla e che si erge a difesa dei suoi uomini. Salvini dice «non pensi di poter attaccare i militari e la Marina. Si tratta di servitori dello Stato che fanno ogni giorno il proprio dovere e io non consentirò a nessuno di offendere il loro lavoro». Critico con il Viminale sulla gestione degli sbarchi pure il leader M5s, Luigi Di Maio. «Senza minacce al mondo grazie soprattutto al lavoro del presidente Conte, siamo riusciti a salvare la vita a quelle persone e a fare in modo che ad occuparsene non fosse nuovamente l'Italia», dice Di Maio.

Ma il ministro dell'Interno non incassa in silenzio e invia una bella letterina sia al premier sia al titolare della Farnesina per ricordare loro che se qualcosa di buono è stato fatto nel governo sicuramente lo ha fatto lui mentre i due chiamati in causa devono cambiare passo. Se è vero che il numero dei rimpatri ha superato quello degli arrivi e che il Viminale per quello che è di sua competenza ha ottenuto buoni risultati per consolidarli, scrive Salvini, «serve un vero e proprio salto di qualità nella politica estera italiana nella sua collegialità, investendo profili di natura economica-commerciale e di politica estera tout court, ambiti che travalicano le competenze del mio dicastero». Insomma il leader del Carroccio che negli ultimi mesi ha invaso senza problemi i settori di competenza degli altri dicasteri ora dice non posso fare tutto da solo e sottolinea come i risultati ottenuti dal governo sul fronte dell'immigrazione illegale siano dovuti ad una sua «personale esposizione perché fosse chiaro a tutti in Europa che l'Italia non sarebbe stata più disposta a sobbarcarsi, da sola e in ogni caso, il peso dell'accoglienza». Ma i Cinquestelle non ci stanno e ricordano al ministro che «i rimpatri sono di sua competenza, la lettera è una dichiarazione di fallimento». La media dei rimpatri nel 2019 è di 19,3 espulsioni al giorno meno del 20,2 registrato quando al Viminale c'era Marco Minniti.

Ieri Salvini era a Catanzaro dove ha risposto così ad un gruppo di contestatori: «Moscerini rossi, andate a trovare Oliverio», in riferimento al governatore della Calabria dem indagato per corruzione.

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