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Salvini esulta: "Andiamo a comandare". E dà lo sfratto al governo Gentiloni

I leader di Carroccio e Fratelli d'Italia chiedono il maggioritario Meloni: questa è la fine del renzismo, è arrivato il nostro tempo

Salvini esulta: "Andiamo a comandare". E dà lo sfratto al governo Gentiloni

Roma - «A questo punto Gentiloni si deve dimettere». Queste le prime parole di un Salvini raggiante per il risultato in generale ottenuto ieri e in particolare a Genova. E qui, nel capoluogo ligure, ha invitato lo stesso Berlusconi per la festa in onore del nuovo sindaco Marco Bucci che vedrà schierato tutto il centro-destra. Il «modello Genova», insomma, come chiave di volta per il futuro del centro-destra. L'alleanza che ha portato Marco Bucci a conquistare le chiavi di Palazzo Doria-Turci potrebbe essere replicata anche in futuro e per partite ben più importanti: a iniziare da quella per la guida del Paese. D'altronde, come sostiene Fabio Rampelli (Fratelli d'Italia), questi risultati segnano «la fine del renzismo se non di Renzi stesso».

Genova? Esperimento riuscito. Così lo vedono tutti gli attori, comprimari e figuranti. Qui non c'è stato bisogno di sottilizzare su chi fosse il traino di chi. Salvini, Toti, Meloni e soprattutto Berlusconi hanno dimostrato che la vittoria è possibile ed è nelle mani di chi sa fare il gioco di squadra. Non è un caso che proprio a Genova si siano ritrovati Salvini e la Meloni per chiudere la campagna elettorale di Bucci. Segno che questa partita era un banco di prova estremamente importante per tutti. E la loro presenza è stata vista anche come una risposta «affettuosa» all'apertura fatta alla coppia Salvini e Meloni da parte del Cavaliere durante l'ultima sua apparizione a Porta a porta.

Su una cosa Salvini e Berlusconi sono ancora lontani: come vedere l'onda non più tanto impetuosa del movimento di Beppe Grillo. Per Berlusconi rappresenta una minaccia. Per Salvini un interlocutore. Ed è proprio l'esempio di Parma a giocare un ruolo importante: quasi un contrappeso per l'esperienza genovese. Salvini ha sperimentato, in questo caso, l'endorsement «strisciante» per l'ex sindaco grillino, ora indipendente pure dai 5 Stelle. Perché ancora è da sciogliere dalle parti di via Bellerio il dubbio se spingere o meno il pedale del populismo. Lo sguardo ottimista di Salvini spazia un po' dovunque: Asti, Genova, Verona, per esempio. E poi Parma in chiave anti-governo. La Lega è insomma pronta a sfruttare il successo di questo turno elettorale per cercare di convincere il Cavaliere a rivedere il suo giudizio negativo sul sistema maggioritario e riuscire a varare una nuova coalizione vincente.

«È il nostro tempo» tuona Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) su Twitter. E poi dal salotto tv di Vespa aggiunge: «Gentiloni? Si sia già dimesso. Non capisco cosa debbano dire di più gli italiani a lui e a Renzi.

La leader di FdI ha infatti di che essere orgogliosa. A Pistoia la rincorsa di Alessandro Tomasi mostra qualcosa di straordinario visto che partiva con un handicap di oltre 11 punti di percentuale sul suo antagonista (il sindaco uscente Samuele Bertinelli). Altrettanto combattuta, perché sul filo di lana, la sfida nel capoluogo abruzzese.

All'Aquila il risultato di Pierluigi Biondi è significativo, perché sulla riconquista della città contava Renzi per dimostrare che la politica di ricostruzione post-terremoto era sulla strada giusta.

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