Politica

Salvini esulta: "Non siamo più un campo profughi". E lancia la sfida alle Ong

Il vicepremier brinda alla linea dura: "Due imbarcazioni verso la Libia? Porti chiusi"

Salvini esulta: "Non siamo più un campo profughi".  E lancia la sfida alle Ong

Per le navi delle Ong i porti restano chiusi. Matteo Salvini, anche dalla Russia dove è volato per seguire la finale dei Mondiali, prosegue il martellamento mediatico sui social e non sposta il mirino dai suoi bersagli preferiti: le Ong, gli sbarchi, i migranti.

Ieri la Open Arms tramite Twitter ha fatto sapere che stava tornando in acque libiche. «Anche se l'Italia chiude i porti, non si possono mettere le porte al mare - è scritto nel tweet- Navighiamo verso quel luogo dove non ci sono clandestini o delinquenti, solo vite umane in pericolo. E troppi morti sul fondo».

Immediata la replica del ministro dell'Interno. «Le due navi delle Ong che stanno tornando in acque libiche risparmino tempo, fatica e denaro, se intendono continuare ad aiutare gli scafisti, sappiano che i porti italiani per loro non sono disponibili», taglia corto il vicepremier che ribadisce: «L'Italia ha finito di essere il campo profughi del mondo».

In Russia però il titolare del Viminale non è andato soltanto a vedere la finale. Un viaggio che non ha mancato di suscitare polemiche in casa Pd che chiede «chi ha pagato la vacanza di Salvini?».

Oggi il vicepremier incontrerà il suo omologo russo, Vladimir Kolokoltsev e poi avrà una serie di colloqui anche con i rappresentanti del mondo economico russo. L'obiettivo al quale sta lavorando Salvini, fervido sostenitore di Vladimir Putin, è quello di «tornare a commerciare» revocando il prima possibile le sanzioni alla Russia.

In ottobre toccherà al premier Giuseppe Conte recarsi in visita ufficiale in Russia. E proprio con Conte Salvini si congratula per il risultato raggiunto grazie al pressing sulla Ue esercitato dallo stesso Conte e dalla Farnesina che hanno ottenuto la disponibilità di Francia, Germania e Malta ad accogliere parte dei profughi giunti davanti a Pozzallo. Ma il vicepremier è il primo a sottolineare che si tratta di una goccia nel mare e che il vero obiettivo è «il blocco delle partenze». L'unica via da percorrere, dice Salvini è «aiutare la Libia a controllare i suoi confini, i suoi porti e le sue acque».

Rispetto ai profughi in attesa sulle navi a largo di Pozzallo, Salvini non arretra: si consente lo sbarco soltanto a donne e bambini in stato di evidente necessità ma l'obiettivo per il futuro «è che queste persone, innanzitutto donne e bambini, non partano, e non muoiano, più».

Questo governo insiste il premier vuole fare «l'interesse dei cittadini italiani e dopo 650.000 sbarchi di cui pagheremo le conseguenze per parecchio tempo, adesso tutti in Europa si sono resi conto che non possiamo accogliere solo noi». Ancora una volta rivendica i risultati ottenuti da quando si è seduto sulla poltrona del Viminale. «Da un mese e mezzo sono sbarcate 3.716 persone. Nello stesso periodo dell'anno scorso erano state 31.421. Questi sono i fatti», insiste.

Molto critico nei confronti dell'operato del leader del Carroccio il presidente azzurro, Silvio Berlusconi. Critiche però che non sembrano scalfire Salvini che commenta l'intervista rilasciata da Berlusconi al Giornale con un secco: «molto interessante».

Dalla Russia Salvini tornerà questa sera per recarsi in Abruzzo a celebrare «l'elezione del primo sindaco leghista abruzzese, Andrea Scordella».

Commenti