Politica

Salvini-Di Maio, è "derby" anche sul 25 aprile

Il primo se ne frega («mi interessa di più la lotta alla mafia»), il secondo corteggia i partigiani

Salvini-Di Maio, è "derby" anche sul 25 aprile

Roma - I Dioscuri di Palazzo Chigi continuano a far di tutto per rimarcare le differenze. Se Salvini va da una parte, Di Maio non vuol sentirsi da meno e ovviamente va dall'altra. Uno bianco l'altro nero. Uno filo-partigiani l'altro no. E infatti il prossimo 25 aprile segnerà l'ennesima frattura tra i due alleati di governo. Uno, il ministro degli Interni, volerà in Sicilia. L'altro, il ministro dello Sviluppo economico, invece sfilerà accanto ai rappresentanti dell'Anpi. «Quel giorno sarò a Corleone - ribadisce il vicepremier leghista - per sostenere il lavoro delle forze dell'ordine. Più che il derby fascisti-comunisti, destra e sinistra, mi appassiona quello tra Stato e mafia, e ovviamente voglio che lo Stato vinca». L'annuncio della trasferta siciliana è arrivato mercoledì durante la cerimonia per la Festa della Polizia. La replica dell'altro vicepremier non si è fatta attendere. «Io, invece, il 25 aprile festeggerò perché è un giorno molto importante per la nostra Storia». Il leader del Movimento 5 Stelle ricorda che si tratta dell'occasione per celebrare «chi ha vinto». «Dobbiamo festeggiare i nostri nonni - dice - che hanno condotto una battaglia fondamentale contro un regime e che hanno ottenuto con la loro vittoria il risultato di consegnare alle generazioni successive libertà e democrazia». Il divario sempre più netto con l'alleato di governo si nota però nella chiusa della sua dichiarazione. «365 giorni all'anno noi contrastiamo le mafie e la corruzione - sottolinea il vicepremier grillino -. Ma quel giorno, importante per la nostra nazione, non ci sono due parti che si combattono. E comunque io ho ben chiaro da che parte stare il 25 aprile: dalla parte dei nostri partigiani che ci hanno liberato, non certo dalla parte di chi parla male dei partigiani». Il livello dello scontro dialettico si sta dunque alzando. E gli alleati di governo, ora che la campagna elettorale per le Europee entra nel vivo, mostrano sempre più apertamente le differenze e le distanze. Più naturale, invece, è la critica aperta alle affermazioni di Salvini che arrivano da esponenti del centrosinistra. Uno dei primi a parlare al riguardo è stato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che cerca di ridimensionare la portata della provocazione salviniana. «Mi sembra una dichiarazione in perfetto stile elettorale - spiega Sala - per cui mi viene da dire che bisogna darle poco peso, anche se è chiaro che riguarda temi per noi sacri. In questo momento rischiamo di sentire anche di peggio». «È grave che Salvini abbia annunciato con orgoglio la sua non partecipazione alle celebrazioni della Liberazione - aggiunge l'ex parlamentare del Partito democratico Marco Miccoli -. E ancor più grave l'equidistanza dichiarata tra antifascismo e fascismo.

In qualità di ministro sarebbe opportuno omaggiasse quella giornata».

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