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Salvini perde la battaglia-Cdp Tria tiene il punto sul Tesoro

Nel vertice di governo M5s impone Palermo alla Cassa Via XX Settembre «ottiene» Rivera direttore generale

Salvini perde la battaglia-Cdp Tria tiene il punto sul Tesoro

Il Movimento 5 Stelle vince, il ministro Tria pareggia e la Lega perde. Questi sono i risultati della prima tornata di nomine importanti del governo giallo-verde decisa ieri da un vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe, il suo vice Luigi Di Maio, il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti per il Carroccio e lo stesso Tria. I pentastellati sono riusciti a piazzare la loro bandierina in Cassa depositi e prestiti ottenendo la designazione del direttore finanziario dell'istituto, Fabrizio Palermo, a nuovo amministratore delegato. Il ministro dell'Economia, che invece sponsorizzava il vicepresidente Bei Dario Scannapieco per Cdp, ottiene la promozione dell'interno Alessandro Rivera da responsabile della direzione Sistema bancario a direttore generale del Tesoro.

Matteo Salvini è, quindi, rimasto a bocca asciutta, ma ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco. «Mi piace molto, sia come città che come amministratore delegato», ha dichiarato a proposito di Palermo e negando dissapori con il ministro Tria. «Non credo che si sia rischiato qualcosa, ho sentito Di Maio e abbiamo sempre lavorato bene», ha detto al termine del consiglio federale della Lega aggiungendo che «le scelte delle persone migliori a volte richiedano più di 15 minuti o più di due giorni, vedremo di adottarle per qualsiasi nomina presente e futura». Non è un mistero che il Carroccio per la poltrona di Cdp puntasse sull'ex Intesa Sanpaolo Marcello Sala bocciato dal Tesoro e dall'establishment internazionale. A Via Bellerio dovranno accontentarsi di «piazzare» il presidente della Bcc San Vincenzo de' Paoli, Valentino Grant, nel cda della Cassa (il Tesoro deve portare una lista di sei nomi). Ecco perché ben presto si tornerà alla carica per insediare l'ad di Arexpo, Giuseppe Bonomi, alle Ferrovie e Giovanna Bianchi Clerici alla presidenza Rai.

«Abbiamo discusso solo di Cdp», ha frenato Di Maio che ora dovrà tenere a freno le legittime pretese dell'alleato di governo dopo aver ottenuto una poltrona significativa con la quale si potranno indirizzare i più importanti dossier (dalla gestione dei 320 miliardi di risparmio postale alle partecipate pubbliche fino al sostegno alle politiche di investimento). Per ora, come detto, si chiude in pareggio la partita di Giovanni Tria, accusato di bloccare il cambiamento e indicato da voci di corridoio come possibile dimissionario per l'incompatibilità con i due azionisti del governo. Ma il ministro ha un elevato peso internazionale per poterlo «liquidare» senza ripercussioni.

Il numero uno di Via XX Settembre, però, si è arroccato sul nome di Rivera senza insistere su altri punti. Occorre dire, infatti, che il nuovo direttore generale del Tesoro non ha una gran de esperienza di debito pubblico essendosi sempre occupato del sistema bancario privato. A lui sono ascrivibile i decreti salva-Banche e l'invenzione dei Tremonti-bond e delle Gacs a garanzie delle cartolarizzazioni di Npl. Insomma, Tria ha scelto un dirigente valido, abbastanza giovane (47 anni) e stretto collaboratore dei governi precedenti, soprattutto a quelli del centrosinistra cui cerco di cavare le castagne dal fuoco (in particolare all'ex ministro Maria Elena Boschi) senza tuttavia evitare l'ira degli obbligazionisti subordinati. Rivera corrisponde al profilo di civil servant spesso criticato in passato tanto da M5S quanto dalla Lega. Si può dire che Tria abbia giocato il jolly. Bisognerà vedere se avrà altri assi nella manica.

Trattasi di pace armata. Bisognerà aspettare l'assemblea di Cdp di martedì per l'insediamento di Palermo e il prossimo Consiglio dei ministri per la nomina di Rivera.

Le sorprese potrebbero non esser finite.

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