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Salvini si sente forte e frena sul centrodestra unito

Il segretario scettico sull'alleanza con Forza Italia alle regionali

Salvini si sente forte e frena sul centrodestra unito

Roma - Nel centrodestra che esce a pezzi dall'elezione del capo dello Stato l'unico a restare ben saldo in piedi è Matteo Salvini. La strategia congiunta con Giorgia Meloni - votare Vittorio Feltri candidato di bandiera - ha tenuto fino alla fine, e così Lega e Fratelli d'Italia escono ancora più forti dal ciclone Renzi. In particolare il Carroccio sembra ora proporsi come possibile fulcro dei nuovi equilibri nel centrodestra tutto da rifondare.

L'ha capito anche Silvio Berlusconi, non da oggi estimatore del giovane segretario, capace in un anno di raccogliere i cocci della Lega frantumata dal caso Belsito e portarla nei sondaggi a essere il terzo partito del Paese e il primo nel centrodestra. Già da tempo, infatti, il leader azzurro aveva indicato in Salvini il «bomber» ideale per una nuova alleanza nella quale Berlusconi immaginava per sé un ruolo da regista. A complicare l'ipotesi di una «squadra» unica, l'incompatibilità tra il leghista e l'ex delfino Alfano. Tanto più che con l' Italicum per vincere le elezioni tocca ragionare non più in termini di coalizione, ma di lista unica. Ora, all'indomani delle trattative e dei bracci di ferro che hanno portato Mattarella sul Colle e rafforzato Renzi, l'altro Matteo si prepara a giocare da leader e a gestire la forza d'attrazione che il Carroccio ha conquistato. Dettando la linea, mettendo paletti, aprendo e chiudendo porte. E facendo pesare il nuovo ruolo della Lega.

Ieri Salvini ha frenato, almeno nell'immediato, sull'ipotesi di convergenza elettorale con Forza Italia per le Regionali. «Non sono disponibile - ha spiegato intervenendo ad Antenna3 , tv locale lombarda - a fare operazioni politiche a tavolino. Non mi interessa mettere insieme il tutto e il contrario di tutto pur di prendere un voto in più. Non so cosa voglia fare Berlusconi e non ho nessuna intenzione di fare liste uniche perché la Lega è la Lega». E ha confermato l'idiosincrasia nei confronti di Alfano («Cambia idea ogni quarto d'ora, significa che fa il ministro dell'Interno in modo inefficace», ha spiegato) e del Nuovo Centrodestra: «Come faccio a riallearmi con una forza politica che sta governando con Renzi in questa maniera?».

Ma le porte della Lega non sono chiuse per tutti. Salvini sa che ora la palla ce l'ha lui, e non intende sprecare l'occasione, anche se più che ad «acchiappare voti» pensa a una convergenza fondata sui programmi. «Stiamo costruendo un progetto alternativo alla sinistra, con chi ci starà», ha spiegato in un'intervista al Tempo . E se in molti partiti d'area moderata c'è chi è pronto a manovre di avvicinamento al grido di «si Salvini chi può», il leader chiarisce che non ci sarà posto per gli opportunisti della politica, pronti adesso a saltare sul Carroccio del vincitore. Ma invece «lo spazio c'è» per quanti «hanno sempre fatto politica con il cuore e sono rimasti delusi dalle loro attuali esperienze». Tra questi ultimi ci sono anche i grillini. Ai quali Salvini guarda con interesse, pur con la consapevolezza di alcune differenze di fondo. Differenze che riguardano più che la base del M5S - in buona parte di destra - i suoi parlamentari, «tendenzialmente di sinistra». Un problema fino a un certo punto.

L'altro Matteo è pienamente post-ideologico, il suo spartiacque non è la tradizionale dicotomia destra-sinistra, ma la visione culturale dell'Europa che vede su trincee opposte i «servi» di Bruxelles e chi, come lui, crede «nelle identità e nei popoli».

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