Politica

Salvini sul palco con la Borgonzoni Merola si affida alla vice di Pisapia

In ballo i voti di grillini e liste civiche. Morandi non si schiera

Salvini sul palco con la Borgonzoni Merola si affida alla vice di Pisapia

Bologna - Non si sono «Fatti mandare dalla mamma». Ma da Gianni Morandi, sì. Le ultime ore di campagna elettorale a Bologna hanno riacceso una città stanca di ascoltare proclami. Il crooner di Monghidoro ha alzato i toni e l'ugola più degli altri: nessun endorsement, ma un assolo che ha lasciato il segno. «Per vincere i ballottaggi sono disposti a tutto, quante balle, quante promesse che non potranno esser mai mantenute!» ha cinguettato sui social Morandi, lasciando intendere quanto il clima della vigilia si sia scaldato. C'era una volta Bologna: Virginio Merola, sindaco uscente sostenuto dal Pd, ha accusato una battuta d'arresto per via di un vantaggio poco solido che lo fa tentennare al 39,5%. Ad inseguirlo Lucia Borgonzoni, che, con un centrodestra a trazione lega, ha raccolto il 22,3% e la delusione di una città. Bologna l'ex rossa, scolora verso un verde rabbia, sospesa fra l'incertezza del futuro e la certezza che il passato non le abbia reso onore.

A dividere i due candidati sono 17 punti percentuali ma entrambi devono recuperare su due fronti: l'astensionismo (ha votato il 59% degli elettori) e la disaffezione. Intanto Merola e Bergonzoni hanno sfilato per tv e comizi senza mai sfidarsi in un faccia a faccia diretto. Merola si affida all'appoggio della Cgil, preferisce Francesca Balzani, vice di Giuliano Pisapia e non vuole la visita di Matteo Renzi. Il premier ha incassato, motivando la sua assenza con un'agenda troppo fitta. Matteo Salvini, invece, dopo Renato Brunetta, sarà oggi a Bologna dove ad attenderlo, presumibilmente troverà il solito benvenuto dei collettivi.

Mentre la città secondo una ricerca dell'osservatorio Vox si riscopre fra i più intolleranti capoluoghi italiani sui social, con oltre 2mila profili localizzati di «insultatori» di professione, entrambi i candidati dicono (quasi) le stesse cose. Strizzando però l'occhio in direzioni opposte, verso gli esclusi del ballottaggio che, in dote, portano quasi il 30% dei voti. C'è il 16,5% di Max Bugani, delfino degli M5S. Manes Bernardini con il suo 10,4% è l'altro pomo della discordia: più vicino a Tosi che a Salvini, ha spedito in procura tre presidenti di seggio e fatto annullare circa mille voti. Non per brogli, ma per errori tecnici, che potrebbero incidere sulla composizione del Consiglio. Sulla bilancia pesa anche il 7% della civica di Federico Martelloni. Merola ha provato a scaricare uno dei suoi assessori rilanciando misure meno drastiche per l'accesso al centro storico.

Borgonzoni risponde facendo pregustare una giunta a tempi record, una pioggia di telecamere contro il degrado.

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