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Salvini vuole prendersi tutto. Ma la Lega cala nei sondaggi

Il leader raduna gli alleati europei: "Ho un sogno, noi primo gruppo in Europa". Nelle rilevazioni perde l'1,1%

Salvini vuole prendersi tutto. Ma la Lega cala nei sondaggi

«I have a dream». No, non parliamo del discorso di Martin Luther King al Lincoln Memorial di Washington nel 1963 ma di quello di Matteo Salvini, ieri all'hotel Gallia di Milano aprendo la conferenza internazionale «Verso l'Europa del buonsenso», che dà il via alla campagna elettorale per le Europee. Anche lui, come il leader pacifista, lancia una marcia di protesta per i diritti civili.

Forse si è montato un po' la testa, ma anche Salvini «ha un sogno». «Stiamo allargando la comunità, la famiglia. Stiamo lavorando per un nuovo sogno europeo». E cita il sogno di Papa Giovanni Paolo II «che non si può accusare di essere un sovranista» quando sostiene che «l'Europa ha senso se riconosce le identità». «Un sogno che parte dal trattato di Maastricht che parlava di obiettivi, traditi in questi anni dalle burocrazie europee». Piena occupazione, benessere economico, sociale e rispetto delle identità. «Sogno un'Europa dei giovani che riconosca l'identità dei popoli e delle nazioni. Se l'Ue è un pensiero unico fondato su business e finanza e sulla mera considerazione economica non è un sogno, ma un incubo», grida Salvini.

Tra gli obiettivi in comune la difesa dei confini, la guerra al terrorismo e a tutti gli estremismi, la lotta al traffico di essere umani. «Noi mettiamo al centro famiglia, lavoro, sicurezza, tutela dell'ambiente e futuro dei giovani», ha detto. Accanto a lui gli esponenti dei gruppi Enf, Efdd e Ecr del Parlamento europeo: Jorg Meuthen (Alternative fur Deutschland - Efdd), Olli Kotro (The Finns Party - Ecr) e Anders Vistisen (Dansk Folkeparti - Ecr). «Facciamo parte a oggi di famiglie politiche diverse in seno al Parlamento Ue. Abbiamo scelto di essere rappresentati da un solo portavoce per ogni gruppo. Io ho l'onore di rappresentare tutti i partiti politici storicamente alleati con la Lega», tra cui il Rassemblement national di Marine Le Pen, ieri assente. E all'ennesima domanda sul tema, Matteo è sbottato: «C... l'ho già detto sedici volte». Quindi ha lanciato una grande manifestazione tutti insieme a Milano il 18 maggio in piazza Duomo, «perché sono scaramantico e l'anno scorso mi ha portato bene».

Insomma, il vicepremier e ministro dell'Interno vuole mangiarsi tutta la torta e ieri, davanti a 255 giornalisti e cineoperatori, di cui 80 stranieri, 120 testate tra cui 49 estere, ha annunciato di voler governare l'Europa, anche se «non mi candiderò in prima persona, non ho ambizioni personali». Parlano anche gli altri colleghi europei ma si capisce che è un vertice «Salvinocentrico» anche dalle domande dei giornalisti rivolte solo a lui. L'obiettivo di Salvini è quello di dar vita al gruppo più numeroso del prossimo parlamento europeo. Vincere per cambiare le regole. «Pd e Forza Italia governano l'Europa da sempre - parte la critica - È difficile che parlino di cambiamento in Europa o critichino l'Europa coloro che la governano da decenni. Ci hanno sempre tenuto ai margini per questo siamo credibili nel proporre una nuova Europa. L'obiettivo ora è essere vincolanti, determinanti per i voti soprattutto sui temi del lavoro, della pesca e del turismo e nominare dei nostri commissari». Credibilità che, però, inizia a erodersi: 31,8% (-1,1% in una settimana), secondo l'ultimo sondaggio Swg.

Respinge le solite accuse da parte di alcuni giornalisti (in sala c'è anche Gad Lerner) di nostalgia del fascismo. E non manca una replica, irritata, a Di Maio che nei giorni scorsi lo aveva accusato di andare a braccetto con color che negano l'Olocausto. Il riferimento è ai tedeschi di AfD, il cui portavoce federale Jorg Meuthen siede proprio di fianco a Salvini. «Qui, al tavolo, non ci sono nostalgici, estremisti e reduci. Gli unici nostalgici sono al potere a Bruxelles oggi», scandisce il leader della Lega, dicendo di trovare «stanco» il «dibattito fascisti-comunisti». «Non ci appassiona lo lasciamo agli storici», aggiunge. E chiarisce: «Il rischio numero uno in Italia in Europa è il fanatismo islamico e non il fascismo e il comunismo. Il sangue ahimè lo spargono altri. Siamo e rimarremo in democrazia, questa è la lieta novella».

E basta anche a chi vuole dirottare l'attenzione sui litigi locali con gli alleati M5s. «Non commento quello che fanno i miei alleati di governo. Mi tengo le mie riserve.

Dopo le elezioni europee sul fronte interno italiano non cambia nulla».

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