Politica

Sangalli: "Subito un governo La ripresa si sta esaurendo"

Confcommercio preoccupata per il possibile aumento dell'Iva: costerebbe 12 miliardi. Pil +1,2% nel 2018

Sangalli: "Subito un governo La ripresa si sta esaurendo"

Valgono tre milioni di voti i commercianti, che con il turismo diventano quattro. Per questo, il tradizionale forum di primavera di Confcommercio, che quest'anno cade tra le elezioni e il prossimo governo, assume grande valenza politica. E il presidente Carlo Sangalli lo dice subito: «Abbiamo l'esigenza di una governabilità adeguata alle sfide che abbiamo di fronte». Una governabilità, quindi un governo, che scelga «la via delle riforme e della modernizzazione del Paese». Che passa da due punti irrinunciabili: «Il mantenimento in equilibrio dei conti pubblici» e la «messa in sicurezza di Jobs Act e Legge Fornero». Un'agenda che, letta in queste ore di trattative per il governo, fornisce chiaramente un'idea del programma preferito da migliaia di piccole imprese.

Non ci sono nomi e cognomi perché la linea-Sangalli è diversa da quella della Confindustria di Vincenzo Boccia, che ha mandato fin da subito messaggi in codice verso i Cinquestelle. Ma almeno stando ai programmi elettorali è chiaro che la presenza più rassicurante, tra le forze che hanno vinto, è la componente moderata del Centrodestra. Mentre il modello M5s sembra il più distante. Dopodichè i commercianti valuteranno e decideranno come rivotare. Tra le priorità ci sono le clausole di salvaguardia, quelle regole di bilancio pubblico che comportano l'aumento dell'Iva dal 22 al 24,2%. Una stangata da 12,4 miliardi che è pronta a partire dal prossimo primo gennaio. Per evitarla serve un governo che tratti con Bruxelles la necessaria flessibilità in cambio di una credibile manovra di crescita e tagli alle spese improduttive. Evidente quale sia il tipo di governo possa garantire tutto ciò. Per Sangalli e il suo mondo l'aumento dell'Iva sarebbe la Cajenna, perché manderebbe in malora la ripresa in corso. A maggior ragione se ha ragione Confcommercio nel sottolineare con voce abbastanza fuori dal coro che «nella prima parte dell'anno la spinta della ripresa che abbiamo visto crescere nel 2017 sembra essersi affievolita». Per Confcommercio, infatti, il Pil 2018 crescerà meno di quanto non dicano altri centri previsionali: solo 1,2% contro un generale consenso (Ocse, Fmi, Bankitalia) di 1,4-1,5.

Decisivo e centrale, in questo senso, è il ruolo del Mezzogiorno, a cui il direttore dell'ufficio studi, Mariano Bella, ha dedicato lo studio sulle economie territoriali presentato ieri. «Senza il Sud declino certo per l'Italia», si intitola la sintesi del lavoro. Da cui spicca una forte correlazione tra il declino del Sud e il costante rallentamento del ritmo a cui avanzano le fasi di ripresa dell'economia nazionale: prima della crisi, tra 2005 e 2008, il Pil trimestrale cresceva mediamente dello 0,5%; nella ripresina 2009-2011 il ritmo cala a 0,4%; dal 2013 a oggi siamo a quota 0,2%. Rispetto a tale dinamica la debolezza del Sud è speculare. Testimoniata da due dati esemplari: mentre il Nord ha recuperato, in questi ultimi due anni, 806 euro di reddito procapite sui 2.634 persi nel decennio 2007-17 (30%), il Sud ne ha riguadagnati solo 296 su 1.580 (19%). E mentre nel Nord la popolazione under 15 è cresciuta di 157mila unità, nel Sud è diminuita di 335mila. Quattro le carenze strutturali chiave: se al Sud venissero applicati i parametri più virtuosi del Paese in termini di funzionamento di burocrazia, illegalità, accessibilità e capitale umano, la somma degli effetti economici darebbe un plus di Pil nell'ordine dei 90 miliardi: pari al gap che oggi allontana il Mezzogiorno dal resto d'Europa.

Il compito della politica è dunque affrontare queste quattro sfide. Se non le si vincono, conclude lo studio, ogni intervento di trasferimento di risorse non si trasformerà mai in produttività, ma in semplici importazioni di beni di consumo. E il Sud sarà definitivamente perso. Lo studio non ne parla, ma spiega così, naturalmente, il boom di voti raccolti da M5s in tutte le Regioni del Sud. Voti da un territorio economicamente alla deriva. Ma spiega anche che la ricetta del reddito di cittadinanza non è quella giusta: non serve a colmare il gap di produttività.

Ma solo a rimandare il problema a tempo indeterminato.

Commenti