Politica

A Sanremo ora va in onda il festival dell'assenteismo

La Guardia di Finanza arresta 35 dipendenti del comune ligure Timbravano il cartellino e poi tornavano a letto o facevano sport

Alla fine di una giornata memorabile, il sindaco di Sanremo prende atto dell'inevitabile: oggi il Comune rischia di non poter aprire i suoi uffici. Per il semplice, clamoroso motivo che gli impiegati sono stati arrestati in massa. La atavica vocazione all'imbosco del dipendente pubblico, nella città dei fiori aveva raggiunto la sua apoteosi. C'è il mare, c'è spesso il sole, un sacco di cose più piacevoli che stare chiusi in un ufficio. Pare che l'andazzo si trascinasse da tempo, se n'era dovuto amaramente rendere conto già il vecchio sindaco Maurizio Zoccarato, inerme davanti a quelle scrivanie sempre vuote, a quei telefoni che squillavano a vuoto. Di fronte alla impossibilità di convincere con le buone i dipendenti comunali a lavorare, si era rivolto alla Procura. La Guardia di finanza ha indagato per mesi e mesi, filmando, pedinando, intercettando. Ieri mattina, parte la retata.

Con l'accusa di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, vengono arrestati trentacinque dipendenti comunali: i più spudorati, i protagonisti degli episodi più inverosimili: il vigile che andava a timbrare il cartellino in mutande, pronto per tornare a letto; l'impiegato che si dedicava a sane vogate in canoa nelle ore in cui figurava presente, e si segnava anche le ore straordinarie; eccetera. Una pletora di altri travet , meno assidui nella passione per l'assenteismo, si ritrovano indagati a piede libero. In tutto, 195 persone. Un terzo dei dipendenti del Comune aveva stabilito che la presenza in ufficio fosse un optional. «Un sistema scellerato», lo definisce ieri il pubblico ministero Maria Paola Marrali, che ha coordinato l'inchiesta delle fiamme gialle. Sul tavolo della Marrali, rapporto dopo rapporto, si accumulavano rivelazioni su rivelazioni. Al centro di tutto, il rapporto con l'orologio marcatempo, il Moloch aziendale che dovrebbe vigilare sulla presenza in ufficio, e che invece veniva sbeffeggiato apertamente. Sistema uno: timbrando, e poi uscendo a farsi i fatti propri; oppure non presentandosi affatto in ufficio, e incaricando qualcun altro di timbrare al proprio posto: di solito un collega volonteroso, ma c'è persino il film di una bambina che esegue l'operazione su incarico del babbo. Come gliel'avrà ordinato, il papà?

Scarcasticamente battezzata «Operazione Stachanov», dal nome del leggendario eroe del lavoro sovietico, l'inchiesta della Procura sanremese - al cui vertice c'è un magistrato coriaceo come Giuseppe Geremia, quella che per prima cercò invano di indagare sulle malefatte dell'Iri - scoperchia ufficialmente un bubbone che in città era da anni sulle bocche di tutti. Il nuovo sindaco, Alberto Biancheri, spiega che quando a giugno dell'anno scorso approdò in Municipio fu il primo segreto di cui venne informato: sappiamo tutti che qui c'è un sacco di gente che non lavora, ma la Finanza sta già indagando, bisogna solo aspettare. E ieri mattina l'attesa finisce. Alle otto di ieri mattina quindici auto della Finanza circondando Palazzo Bellevue, sede del Comune, e fanno irruzione negli uffici. Quando gli impiegati arrivano sotto il Municipio, capiscono che qualcosa sta accadendo. La pacchia è finita.

Nelle carte e soprattutto nei file video dell'indagine ci sono dettagli a non finire: c'è quello che entra in ufficio senza neanche togliersi il casco, tanto è solo un attimo, il tempo di timbrare, e poi romba via verso occupazioni più piacevoli; c'è, come sempre, l'amante dello shopping che riappare in ufficio a metà giornata con le borse della spesa belle piene; c'è chi, sbigata la formalità, torna ad occuparsi del chiosco di famiglia. D'altronde, siamo o non siamo nella città dei fiori?

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