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Sarti, il M5s sapeva dei pasticci Ma l'ha promossa ugualmente

Un ex attivista rivela: "Dissi a Crimi dov'erano finiti i soldi". Però la nominarono lo stesso alla Giustizia

Sarti, il M5s sapeva dei pasticci Ma l'ha promossa ugualmente

I vertici del M5s conoscevano già un anno fa il modo in cui la deputata Giulia Sarti e il suo ex collaboratore Bogdan Tibusche gestivano l'attività parlamentare e i soldi delle restituzioni? E nonostante questo hanno promosso la Sarti alla presidenza della Commissione Giustizia a Montecitorio? Due domande legittime che, come ricostruito anche dal Foglio il 14 marzo in un racconto molto simile, potrebbero trovare risposta nella testimonianza di un ex attivista del Movimento che ha conosciuto Bogdan «per motivi di lavoro». La fonte contatta il Giornale dopo aver letto il nostro articolo del 6 aprile scorso sull'espulsione annunciata e ancora non arrivata della parlamentare di Rimborsopoli. E ricostruisce un episodio precedente, in cui il M5s aveva minimizzato il modus operandi della Sarti e del tecnico informatico salernitano di origini rumene.

La storia raccontata dall'ex attivista è molto dettagliata e risale al mese di aprile del 2018. All'epoca la «portavoce» era stata già coinvolta nello scandalo dei bonifici truccati, scoppiato a febbraio, ricandidata alle elezioni politiche del 4 marzo e non ancora nominata presidente della Commissione Giustizia alla Camera. A quel punto l'ex attivista sostiene di «sapere dove sono i soldi spariti della Sarti». Poi dice di aver chiesto un incontro a Vito Crimi, allora senatore del M5s e attuale sottosegretario a Palazzo Chigi con delega all'editoria. Siamo alla fine di aprile e i due si sarebbero incontrati «due volte in un bar vicino al Senato». L'attivista racconta di aver scoperto che «Tibusche ha avuto accesso a tutto quello su cui lavorava la Sarti, compresi documenti della Commissione Antimafia», il senatore avrebbe chiesto «di capire cosa ha in mano Tibusche». Quindi, prosegue la storia, «gli racconto tutto e Crimi mi dice che non sarà espulsa, ma che comunque non avrà incarichi importanti».

Si concretizza la prima frase, infatti Sarti non viene espulsa e ancora oggi, dopo l'archiviazione di Bogdan e i proclami di Di Maio, fa parte del M5s. Mentre non si realizza la seconda promessa. Certamente Sarti non è rientrata nell'elenco dei ministri pentastellati, ma comunque gli è stata assegnata una poltrona di prestigio. In ossequio al suo lungo interesse per i temi giuridici, compresa la militanza nel Movimento Agende Rosse di Salvatore Borsellino, e alle precedenti nomine della scorsa legislatura nelle commissioni Giustizia e Antimafia, conquista la carica di presidente della Commissione Giustizia a Montecitorio. Succede il 21 giugno del 2018, esattamente due mesi dopo gli incontri che racconta la nostra fonte con l'attuale sottosegretario Vito Crimi. Con lui, afferma, anche «i piani alti sapevano tutto».

Nel frattempo le espulsioni, compresa quella della Sarti, all'inizio data per scontata, rimangono congelate fino a data da destinarsi. Paola Nugnes ed Elena Fattori, sottoposte a procedimento per non aver votato la fiducia al governo sul Decreto Sicurezza, continuano a «sparare sulla dirigenza» attraverso dichiarazioni e post su Facebook. E tra i parlamentari ex grillini che invece sono stati cacciati fuori dai gruppi parlamentari di Camera e Senato comincia a insinuarsi un dubbio, così esplicitato: «Tanto hanno deciso a tavolino che non espelleranno più nessuno».

Forse la nuova offensiva nei confronti del Carroccio di Matteo Salvini ha bisogno di truppe parlamentari il più compatte possibili, e i dissidenti e la Sarti restano sospesi.

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