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Savona non dimentica: "Grave torto dal Quirinale"

Il professore: "Subìto un processo alle intenzioni, in molti Paesi europei la pensano come me"

Savona non dimentica: "Grave torto dal Quirinale"

Sono stato giudicato con un «dont'like» dal Quirinale. Il J'accuse di Paolo Savona nei confronti di Sergio Mattarella arriva nel pomeriggio, a borse chiuse, sul sito che già nei giorni scorsi aveva ospitato i suoi interventi, scenarieconomici.it, definito un paio di giorni fa dal Sole24ore «sito no euro», una scelta di campo riconfermata dal professore.

La sostanza del ragionamento di Savona è un attacco diretto al Colle, accusato anche di superficialità. Ovvero di aver bocciato la sua candidatura ponendo «veti inaccettabili» in base a pregiudizi senza davvero averne studiato le ragioni. Savona rivendica di avere dalla sua parte due autorevoli economisti non antieuropei: Jean Paul Fitoussi e Wolfgang Munchau. L'Italia al suo fianco avrebbe avuto pure la Francia. «Ho subito un grave torto dalla massima istituzione del Paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall'euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio comunicato, criticato dalla maggior parte dei media senza neanche illustrarne i contenuti», scrive Savona in riferimento ad un suo precedente intervento in cui parlava di «scomposta polemica» sulle sue idee.

Mai voluto uscire dall'euro, ribadisce il professore, che a conferma delle sue parole cita un'intervista rilasciata da Fitoussi al Mattino. È vero che il docente di Economia Internazionale garantisce che Savona non è «antieuropeo» ma solo «una personalità non comoda in un tavolo di negoziazione», non «malleabile» come preferirebbe l'Europa. Però poi nella stessa intervista Fitoussi boccia senza appello il programma di Lega e M5S. Ma questo Savona lo tralascia, mentre approfitta dell'assist di Fitoussi per attaccare di nuovo Mattarella, spiegando in sostanza che la mancanza di chiarezza sulle sue intenzioni faceva parte della strategia per giungere alla realizzazione del suo obiettivo: un'Europa più equa.

«Avrei chiesto all'Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall'interno di tutti i Paesi membri - scrive - Aggiungo che ciò si sarebbe dovuto svolgere secondo la strategia di negoziazione suggerita dalla teoria dei giochi che raccomanda di non rivelare i limiti dell'azione, perché altrimenti si è già sconfitti. Nell'epoca dei like o don't like anche la presidenza della Repubblica segue questa moda». Insomma, per il professore, Mattarella non lo ha capito.

Savona dichiara poi la vicinanza delle sue teorie a quelle espresse da Munchau che ieri sul Financial Times in un articolo spiegava come le sanzioni volute da Donald Trump abbiano messo a nudo la debolezza dell'euro. L'Europa, scrive Munchau, non ha strumenti finanziari per proteggere le sue imprese dalle decisioni del presidente Usa. Una debolezza attribuita alla iniziale scelta della Bundesbank di scartare l'idea di un forte ruolo internazionale per l'euro. Savona concorda sul fatto che «la moneta europea è stata mal costruita per colpa della miopia dei tedeschi». È la Germania insomma il nemico da abbattere per Savona, non l'Europa.

Al prossimo vertice tra capi di Stato a Bruxelles, conclude il professore, non ci sarà nessuno a difendere gli interessi dell'Italia come invece avrebbe fatto il governo Conte sostenuto da Macron e come invece non può fare il Quirinale né tantomeno Carlo Cottarelli.

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