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Lo scandalo voli interni pesa sul governo Merkel

Doppi uffici: sulla tratta 229mila voli nel 2018 per funzionari ancora divisi tra Berlino e Bonn

Lo scandalo voli interni pesa sul governo Merkel

Berlino Con i 42,6 gradi toccati giovedì scorso a Lingen, in Bassa Sassonia la massima temperatura mai registrata in Germania il cambiamento climatico è tornato di prepotenza al centro del dibattito politico nella Repubblica federale. Nel Paese Greta Thunberg gode di un credito enorme. Professori e studenti rispondono in massa ai suoi appelli, al punto che gli uffici scolastici regionali hanno discusso l'opportunità di multare chi marina la scuola per seguire l'autoproclamatasi paladina svedese del clima. Il gran caldo che ha lessato i Länder tedeschi occidentali ha anche riacceso i riflettori sull'annosa questione Bonn-Berlino. Citando dati del ministero degli Interni, la Welt ha calcolato in 229.116 i voli aerei compiuti nel 2018 da funzionari tedeschi impegnati in ricorrenti navette fra la nuova capitale con la Porta di Brandeburgo e quella vecchia attraversata dal Reno. Perché nel 1990 Bonn ha perso lo status di capitale della Germania a favore di Berlino ma ha comunque mantenuto oltre un terzo degli uffici della Repubblica. Il dualismo ha dato vita a un pendolarismo che pesa sulle casse dello Stato ed è considerato particolarmente dannoso per l'ambiente. Secondo il rapporto, i soli dipendenti del Dipartimento per la cooperazione economica e lo sviluppo hanno volato su questa rotta 4.490 volte nel 2018.

Una prima soluzione per tamponare lo spreco di cherosene è venuta in mente al ministero dell'Ambiente che, al posto dei voli interni, ha suggerito che i lavoratori di uno stesso ministero divisi fra le due città si incontrino meno di persona e molto di più in videoconferenza. Non contenta, la ministra dell'Ambiente, la socialdemocratica Svenja Schulze, ha anche suggerito di rendere i biglietti d'aereo meno costosi. La proposta non è piaciuta per niente ai Verdi. Il partito ecologista che tallona la Cdu nei sondaggi puntando a diventare il secondo partito più votato dai tedeschi, ha suggerito invece di rendere meno costosi i collegamenti via treno. Una scelta dettata dal crescente sviluppo delle linee ferroviarie ad alta velocità in Germania, ma anche tagliata su misura sull'identikit del tipico elettore verde: uomini e donne di cultura medio alta, con qualche soldo da spendere in un viaggio all'estero. Magari proprio con quelle linee aree low-cost che hanno democratizzato i cieli d'Europa. Così, il leader dei Grünen, Robert Habeck, ha chiesto investimenti per 3 miliardi l'anno nelle infrastrutture ferroviarie e un aumento delle accise sul cherosene per finanziare riduzioni delle tariffe dei treni «rendendo obsolete le tratte aeree nazionali».

Quanto alla questione Bonn contro Berlino, il nodo è irrisolvibile.

I tedeschi del Nord e dell'Est chiedono la chiusura degli uffici sul Reno ma gli elettori del Sud e dell'Ovest osservano che Bonn è molto più vicina a Bruxelles di Berlino, con risparmio di energia per i funzionari che devono ciclicamente recarsi negli uffici dell'Ue.

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