Cronache

Scandalo Volkswagen, l'Europa dichiara guerra: "Indagate tutti sui test"

Berlino cade dalle nuvole: "Non sapevamo". In discesa la popolarità della Cancelliera, mentre in Borsa il titolo rimbalza (+5%) Si temono ricadute sui fornitori italiani

Scandalo Volkswagen, l'Europa dichiara guerra: "Indagate tutti sui test"

Nessuno sapeva. Nè tra i vertici della Volkswagen, nè a Berlino. Dal “Dieselgate“ si chiamano tutti fuori. E nel giorno delle dimissioni del potentissimo amministratore delegato Martin Winterkorn, che lascia, ma ribadisce «la propria estraneità ai fatti», anche Berlino esce allo scoperto e rispedisce al mittente le accuse lanciate dalla stampa. Così, il ministro dei Trasporti Dobrindt Alexander taccia i media di aver sollevato «accuse false e inopportune» e precisa che il suo dicastero non era «a conoscenza dell'utilizzo di una tecnologia sui controlli delle emissioni», come invece ipotizzato da Die Welt , sulla base dei documenti redatti in seguito a un'interrogazione dei Verdi del 28 luglio scorso, da cui trapelava che il ministero aveva avviato «il lavoro sull'ulteriore sviluppo del quadro normativo comunitario», con l'obiettivo di ridurre «le reali emissioni» dei veicoli.

E mentre la Cancelliera Angela Merkel resta defilata, incassando il calo di popolarità diffuso ieri da un sondaggio del settimanale Die Stern (-3 punti, il valore più basso da inizio anno), l'Unione europea fa il primo passo formale e chiede a tutti i ventotto Paesi membri «di aprire indagini sui loro mercati e riferire alla Commissione che discuterà come coordinarle al meglio facilitando lo scambio di informazioni». Entrano così nel vivo le indagini a tutto campo, non solo in Germania, Francia e Italia. Inchieste che potrebbero avere non pochi effetti collaterali. Il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, sottolinea il rischio che questo scandalo possa avere ripercussioni sulle aziende italiane che producono la componentistica per il gruppo automobilistico tedesco. Va infatti considerato che il gruppo Volkswagen acquista annualmente componentistica italiana per un valore di oltre 1,5 miliardi di euro, mentre nel 2014 l'intera Germania ha acquistato componenti dal nostro Paese per 3,97 miliardi. Così, salgono i timori che lo scandalo possa dare una spallata all'economia europea adesso che intravede una timida ripresa, peraltro già minacciata dal rallentamento della Cina.

Le prospettive finanziarie della casa tedesca sembrano infatti tutt'altro che rosee. L'agenzia Fitch ha messo sotto osservazione con implicazioni negative il rating (ovvero il merito di credito) di Volkswagen a causa del «grave danno alla reputazione del marchio» e gli analisti suggeriscono cautela. Per Claudia Segre, segretario generale di Assiom Forex, le ripercussioni più immediate saranno «sulle emissioni di Volkswagen, considerato che il bond perpetuo del gruppo automobilistico ha perso 15 punti. Si sta cercando di isolare la situazione - ha detto Segre - tenendo conto che è allo studio la valutazione delle ricadute economiche e occupazionali, visto che si ipotizza il ritiro di 11 milioni di vetture, cui si aggiungerebbe il peso di eventuali sanzioni negli Usa e in Europa. Il ruolo del settore auto, che doveva trainare la ripresa globale, non viene certo meno, ma - ha concluso - ci sarà uno stallo che dovrà essere recuperato».

Suona dunque come una temporanea tregua la performance di ieri del titolo automobilistico. Le azioni della casa di Wolfsburg, protagoniste di una vera e propria altalena in Borsa, dopo essere scese in area 105 euro, nel pomeriggio si sono risollevate per chiudere la seduta in rialzo del 5% a 111,5 euro. In termini di capitalizzazione, sono stati recuperati appena 3,3 miliardi: magra consolazione per gli azionisti dopo le pesanti perdite registrate nelle ultime due sedute in cui erano andati in fumo 25 miliardi di euro di valore di mercato.

Numeri da capogiro, che fanno presagire una valanga di cause legali in arrivo anche da parte dei soci, tenuti all'oscuro delle pratiche scorrette di Volkswagen.

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