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Schiaffo di Berlino a Madrid: Puigdemont torna in libertà

Cauzione di 75mila euro, il leader esce dal carcere Decade uno dei due reati: «Qui la ribellione non esiste»

Schiaffo di Berlino a Madrid: Puigdemont torna in libertà

Barcellona - Quando tutti davano certa la sua prossima destinazione, una camera tre metri per due nel carcere di Soto de Real alle porte di Madrid, un colpo di scena, firmato dalla magistratura tedesca, ha riscritto il capitolo finale, aggiungendone di nuovi per Carles Puigdemont.

Ieri sera il Tribunale Superiore del Land di Schleswig-Holstein (Germania del Nord) ha respinto uno dei capi d'accusa per cui l'ex presidente catalano è ricercato dall'Audencia Nacional spagnola e, di conseguenza, ne ha deciso il rilascio immediato su cauzione di 75mila euro dalla caserma di Neumünster in cui era detenuto dal 25 marzo. Il Tribunale superiore regionale ha considerato «inammissibile» l'imputazione di «ribellione» che, invece, la Corte dello Schleswig-Holstein - dove il leader separatista era stato fermato dalla polizia per un ordine internazionale d'arresto firmato dal magistrato spagnolo Pablo Llarena aveva equiparato al delitto di «alto tradimento», reato presente nel codice penale tedesco e per cui poteva essere estradato a Madrid. Per i togati del Superiore «le azioni delittuose imputate a Puigdemont non sono punibili con le leggi vigenti qui».

Non è decaduto, invece, il reato di «malversazione di soldi pubblici», per il quale la magistratura tedesca si esprimerà nei prossimi giorni. Al momento Puigdemont non può lasciare la Germania. Dal suo entourage filtra la possibilità che egli decida di prendere residenza in Germania e, una volta decaduto l'euro-ordine di arresto, chiedere lo status di rifugiato politico: insomma, un capovolgimento completo della situazione fino a ieri immaginata. Si riapre, quindi, la spinosa questione del disobbediente più scomodo d'Europa che sta causando il cortocircuito delle diplomazie di Olanda e Germania con un rimpallo da tribunale a tribunale, da codice a codice. Prima di essere parzialmente graziato, Puigdemont aveva scritto una lettera sul suo account Twitter per i sostenitori dell'indipendenza catalana, chiedendo a Jordi Sanchez detenuto a Madrid per i medesimi reati - di candidarsi nuovamente alla presidenza della Catalogna. L'attuale candidato all'investitura, il separatista Jordi Turull, infatti, sempre ieri ha rinunciato. Cosa che non ha fatto Sànchez, dicendosi «più che disponibile».

Ora la maggioranza separatista al Parlament si è ricompattata dopo la richiesta della Commissione dei diritti umani dell'Onu alla Spagna di «tutelare i diritti civili e politici di Sanchez». Puigdemont deve guadagnare tempo: entro il 22 maggio bisogna dare alla Generalitat un presidente o si ritorna alle urne.

Intanto a Madrid, l'Audencia Nacional ha rinviato a giudizio per «ribellione» e «appartenenza a organizzazione criminale» Lluis Trapero, capo della polizia catalana.

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