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Schiaffo al Parlamento. Le dimissioni di Lupi nel salotto tv di Vespa

Il ministro sceglie "Porta a porta" e non affronta il dibattito in Aula: stamattina l'informativa, poi lascia

Schiaffo al Parlamento. Le dimissioni di Lupi nel salotto tv di Vespa

Ha deciso di annunciare le dimissioni a Porta a Porta . La «terza camera» televisiva gli è sembrata un approdo più sicuro del Parlamento vero e proprio. La vicenda giudiziaria - a suo carico delle intercettazioni e poco più - lo ha già colpito, ma le ripercussioni politiche lo avrebbero travolto senza risparmiare la sua famiglia. E così Maurizio Lupi ha deciso di fare subito un passo indietro.

«Domani (oggi, ndr ) annuncerò le mie dimissioni. Credo che forse un mio gesto - che non vuol dire ritirarmi alla politica, perché non c'è bisogno di una poltrona per fare politica - rafforzerà l'azione del governo», ha spiegato durante l'intervista con Bruno Vespa. Il Rolex al figlio ricevuto da Stefano Perotti? «Non me la sono sentita di dirgli di restituirlo. Ho sbagliato? Forse». E comunque «attaccate me ma lasciate mio figlio».

L'idea di resistere e andare in Parlamento per guardare in faccia chi gli avrebbe votato contro, è durata fino a ieri sera. Ma poi Lupi si è convinto a non scendere nell'arena per combattere una battaglia persa. Anche se, come continuava a ripetere ieri il ministro ai suoi, «non c'è nulla contro di me».

La giornata più difficile di Lupi era iniziata con l'atteso incontro con il premier Matteo Renzi e Angelino Alfano, ministro dell'Interno e leader del suo partito. La discussione non ha fatto che confermare quello che già sapeva. E cioè che il presidente del Consiglio non l'avrebbe sostenuto, ma nemmeno avrebbe chiesto pubblicamente la sua testa. Nessun ultimatum ufficiale. Ma è proprio nello studio di Renzi che Lupi ha rotto gli indugi. «Ho riflettuto a lungo: oggi ho incontrato il presidente di Ncd e il presidente del Consiglio, ho telefonato al presidente della Repubblica, come è doveroso, e ho comunicato» la mia decisione. Poco prima aveva disdetto tutti gli impegni da ministro.

Lupi ha dato ascolto a chi gli suggeriva di prendere una decisione e annunciarla prima dell'informativa che terrà oggi alla Camera e durante la quale ufficializzerà le dimissioni. E, soprattutto, prima della votazione delle mozioni di sfiducia, in calendario per martedì prossimo, che si sarebbe trasformata in un massacro.

Quello che non è proprio riuscito a digerire è stata la freddezza del suo partito. Da Alfano non è arrivato un invito a dimettersi, ma nemmeno l'ordine alle truppe di fare quadrato. Anche su questo fronte Lupi ha deciso di mantenere, almeno per il momento, un profilo basso, dando per buona la posizione ufficiale del Ncd. «Devo ringraziare il mio partito che mi ha detto di non dimettermi perché non c'è ragione per farlo».

Dalla maggioranza ieri mattina arrivavano però segnali poco favorevoli. «Questione di ore», spiegavano fonti del governo. «Ha fatto male a non dimettersi prima», dicevano a microfoni spenti esponenti di Area popolare. Poi, in serata, un liberatorio: «Sta per rassegnare le dimissioni». L'annuncio di una sua partecipazione a Porta a Porta aveva fatto pensare a un tentativo estremo di difesa. Invece Lupi ha voluto prendere l'iniziativa e mettere la faccia sulla decisione più difficile.

Lontano dai nemici e, soprattutto, dagli amici.

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