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Scissione, farsa della fronda. "Ora conviene solo a Matteo"

Frenata sull'uscita: porterebbe al voto anticipato. Strategia comune per i tre candidati della minoranza

Scissione, farsa della fronda. "Ora conviene solo a Matteo"

Tirati su a pane e politica, vuoi in sezione vuoi in parrocchia, chi persino vestito da boy scout, i rampolli eredi di Pci e Dc sembrano sull'orlo del precipizio. Un dramma chiamato scissione. Ma appunto, drammatizzano.

«Non vedo passi avanti, senza svolta la strada è segnata», ripete sconsolato Pier Luigi Bersani che, incredibile a dirsi, confessa di aspettare sempre una telefonata che non arriva. Quella di un Matteo che si scusi (Orfini si astenga, non è appello che lo riguarda). Intanto è tutto un fermento di riunioni, di maggioranza come di minoranza. Quello che probabilmente si è fatto chiaro e lampante anche agli avvelenati leader della sinistra dem è che il tema della scissione nasconde una trappola di Matteo (sempre Renzi, beninteso). Perché in caso di scissione, a lui resterebbe simbolo e struttura, organizzazione e comando, finanze e appeal. Soprattutto, avrebbe risolto ogni problema: farebbe un congresso a favore di telecamera, rapidissimo perché la conseguenza principale di una scissione non è altro che la crisi del governo Gentiloni e, con ogni probabilità, l'agognato anticipo delle elezioni. Bingo.

Anche per questo, nella mente di Michele Emiliano il progetto si va ristrutturando in maniera molto più sofisticata. Ieri il governatore della Puglia è piombato su Montecitorio dove ha riunito le sue truppe mettendosi in stretto collegamento con i due (fino a ieri) suoi rivali anti-renziani: Roberto Speranza ed Enrico Rossi. «Vogliamo impedire la trasformazione del Pd nel partito di Renzi - ha premesso - un partito personale che rappresenta gli interessi dei potenti e delle lobby... Non è più il Pd... Oggi, addirittura, prima ancora di dimettersi e di aprire la procedura congressuale con le date e tutto il resto, Renzi ha già fissato l'assemblea del Lingotto, perché deve iniziare la sua campagna elettorale. Evidentemente a Renzi la scissione conviene ed è quello che sta facendo. La scissione non conviene al Paese, ma se Renzi costruisce le ragioni per espellere una parte consistente del partito, è evidente che la convivenza è impossibile. Sarà doloroso, però almeno faremo chiarezza».

Ma questo, appunto, lo si vedrà. Perché i tre hanno confermato la loro presenza all'Assemblea nazionale di domenica (così come Bersani) e vogliono giocarsi tutte le carte contro un avversario che «conosce una sola arma, lo scontro». Primo jolly da utilizzare: allargare il solco che s'è creato tra Renzi e Orlando, assoldando quest'ultimo ad alleato di riferimento. «Se Orlando andrà avanti nella richiesta di tenere una Conferenza programmatica noi lo sosterremo», è la linea annunciata e fissata nel documento comune Emiliano-Speranza-Rossi. A Emiliano piacerebbe che possa essere firmato anche dal Guardasigilli, il quale sembra corrispondere agli amorosi sensi, sia pure con la prudenza che gli è congeniale. Però con Orlando di qua, visto che Franceschini ormai ha fatto la scelta di campo con Renzi e Boschi, emergerebbero con nettezza almeno quali sono le due fazioni in lotta. Quasi inutile dirlo: dopo dieci anni, ancora post-pci contro post-dc.

Ma se il documento dei tre leader anti-renziani sedimenta il fronte comune («alla fine, se dovessimo andare alla conta per la segreteria, ne resterà solo uno»), Emiliano, Speranza e Rossi hanno già indetto un'assemblea sabato a Roma, al teatro Vittoria. Una chiamata alle armi per i militanti piddini ma non solo, visto che i tre non rinunciano a guardare anche fuori dal Pd, in particolare ai compagni già scissionisti di Sinistra italiana (che da venerdì tengono il congresso a Rimini) e al Campo progressista di Giuliano Pisapia. «Sì, siamo in contatto con loro», dice Emiliano. Gianni Cuperlo spera che proprio l'ex sindaco di Milano possa rappresentare il «nuovo Prodi». Per un «nuovo Ulivo» che però, nell'animo recondito di tutti costoro, sarebbe ancora il Pd.

De-renzizzato.

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