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Scola manda all'inferno il governo

L'arcivescovo di Milano tra gli abusivi: «Il tema degli alloggi deve tornare centrale». Ma avverte: «Basta violenze»

Scola manda all'inferno il governo

Milano«La casa è un diritto, vi siamo vicini». E fin qui è facile per il cardinale Angelo Scola parlare con gli uomini e le donne che lo circondano nelle case popolari di via Quarti, nel cuore di Baggio, quartiere della periferia multietnica di Milano. Più difficile per Scola la seconda parte della frase, la difesa della «legalità» e il «no alla reazione rabbiosa che sfocia nella violenza e non risolve i problemi». Parole scontate se pronunciate a un congresso, nella città in cui gli scontri per gli sgomberi delle case abusive sono all'ordine del giorno e la guerriglia urbana ha sfiorato i palazzi del Corvetto e del Giambellino.

E invece dire «no alla violenza» e «sì alla legalità» sono parole intrepide se pronunciate in mezzo a loro, gli abusivi, che considerano lo Stato illegale e violento. «Noi lo sappiamo che non è giusto occupare le case ma ci portano» dice uno a distanza di un palmo dal viso di Scola. E poi i cartelli che rivendicano le porte sfondate, le voci che gli salgono sulla voce mentre il cardinale cerca di ricordare il valore della «legalità». È la chiesa in uscita modello ambrosiano, che porta l'arcivescovo, vestito e agghindato dei paramenti rossi e bianchi, eleganti e pizzosi, in mezzo al popolo senza casa e senza lavoro. «Restate uniti, per vincere sempre la tentazione della violenza» risponde il teologo sceso nei cortili sgangherati di questi faticosi Palazzi bianchi.

Sette casermoni, dalle luci accese, e gli abitanti che spiano giù dalle finestre per assistere a quest'evento strano e affascinante: l'arcivescovo è qui con loro. Con loro e contro il governo, che questi cittadini senza casa e spesso senza lavoro, in guerra di poveri tra italiani e stranieri, tra spranghe e lucchetti, vedono come la causa di tutti i loro dolori, dei minori in strada e di questa precarietà che annienta le vite.

Angelo Scola non usa mezzi termini: «Siamo in una situazione dagli aspetti scottanti e rischiosi, che tocca e riguarda la situazione globale del Paese». Un appello che è un atto di accusa al governo Renzi: «Il tema della casa deve tornare centrale per il governo nazionale». E anche se l'arcivescovo di Milano non si spinge a parlare di legge di stabilità, è evidente che nella politica economica c'è una carenza grande. Una carenza gigantesca che si chiama casa.

«Ogni uomo ha diritto a una casa», scandisce l'arcivescovo. «Non perdete la speranza». A testimoniarla tanti bambini, che gli ronzano intorno e si divertono a giocare con lui a biliardino. O una bella ragazza di ventiquattro anni che confessa candida: «Io sono nata dentro una casa abusiva. Certo che vorrei andare altrove. Ma dove?». Risposte che l'arcivescovo di Milano rimanda al governo e al Parlamento: «Bisogna mettersi tutti insieme per risolvere questa dolorosa emarginazione. Noi chiediamo a tutte le istituzioni di impegnarsi. E al Comune di valorizzare le proposte dal basso che già esistono». Come questo Filo d'Arianna della Caritas, uno spago teso a far giocare e ridere i piccoli, a tenerli lontani dalla strada.

In mezzo a questa Milano dura e difficile, dove credere nel domani è sì, un miracolo.

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